Secondo uno studio della casa automobilistica Nissan, in UK la connettività in auto e l’uso degli smartphone stanno avendo un impatto significativo su ciò che si ascolta sulle quattro ruote.
Secondo il report della Nissan, le abitudini di ascolto degli automobilisti si stanno spostando dai formati di trasmissione radio e di intrattenimento fisico, come i CD, al download o allo streaming tramite dispositivi mobili collegati al dashboard della vettura.
Rispetto a cinque anni fa, prima del lancio dei principali sistemi di mirroring di smartphone (il collegamento via bluetooth all’impianto audio dell’auto) come Apple CarPlay o Android Auto, il numero di guidatori che fruiscono di soluzioni di streaming (live od on demand) è più che raddoppiato.
In un sondaggio su 2000 automobilisti del Regno Unito condotto da Nissan Europe, uno su sei (15,4%) ha dichiarato di preferire ascoltare podcast, audiolibri, playlist scaricate o musica in streaming direttamente dai propri smartphone. Ciò è tanto più rilevante considerato che cinque anni fa il rapporto era 1:12 (8,0 per cento).
Principali penalizzati di questo stato di cose sono, come è facile immaginare, i cd, che hanno registrato un forte calo dell’utilizzo: solo l’11% degli automobilisti ascolta ancora formati audio “hard”, rispetto a più di un quarto (27%) di un lustro fa.
L’attuale scenario, secondo lo studio Nissan, sarà profondamente mutato, posto che al momento lo sviluppo dello streaming in car è frenato principalmente dal fatto che meno della metà (46%) degli intervistati ha ammesso di aver saputo utilizzare tutta la tecnologia di intrattenimento “connected” presente sulle nuove auto.
Ponz Pandikuthira, vice presidente della pianificazione del prodotto per Nissan Europe, ha dichiarato: “La connettività in auto è una delle principali tecnologie di trasformazione dell’industria automobilistica e un pilastro della visione di Nissan Intelligent Mobility per il futuro dell’automobilismo. Oggi, in gran parte attraverso la connettività dello smartphone, abbiamo a portata di mano un’infinita libreria di contenuti. Forse non sorprende che le preferenze degli automobilisti si stiano spostando verso servizi on demand e streaming, piuttosto che trasmissioni programmate o formati audio offline come i CD. Per quasi 100 anni, il mezzo principale per ricevere informazioni sui veicoli è stato l’autoradio. Il primo sistema AM per auto ha debuttato nel 1932, seguito da una versione FM nel 1952″
Pandikuthira ha poi aggiunto: “Entro il prossimo decennio, i sistemi integrati nei nostri veicoli elaboreranno enormi quantità di dati. Trasmetteremo audio, informazioni di navigazione e visive, interamente tramite trasmissioni cellulari, con velocità di connessione 4G e 5G necessarie per gestire questa richiesta. Di conseguenza, entro il 2030, è del tutto fattibile che l’antenna dell’auto – nella forma in cui la conosciamo oggi – possa essere un’altra caratteristica assegnata ai libri di storia automobilistica”.
Riflettendo l’aumento della domanda di connettività in auto, un sondaggio condotto nel 2018 negli Stati Uniti ha rilevato che il 25% degli acquirenti di auto non considera un veicolo che non è in grado di interfacciarsi col proprio smartphone in qualche modo.
Un sondaggio del 2017 del provider di telefonia Giffgaff ha rilevato che l’individuo medio del Regno Unito utilizza 1,75 GB di dati mobili ogni mese – equivalenti a 29 ore di podcast o 11 ore di musica. Lo studio ha inoltre previsto che lo streaming audio si quadruplicherà nei prossimi cinque anni dal momento che il consumo di dati continua a crescere.
Un rapporto Ofcom del 2018 ha poi rilevato che il numero di ascoltatori di podcast settimanali nel Regno Unito è quasi raddoppiato in cinque anni, passando da 3,2 milioni (7% degli adulti di età superiore ai 15 anni) nel 2013 a 5,9 milioni (11% nel 2018).
“In Italia entro il 2020 avremo uno scenario simile, favorito dal crollo delle tariffe per la connettività mobile, dalla capillarizzazione delle reti 4 e 4,5G in attesa del 5G nel 2022, da una maggior cultura sul tema e, da un cambiamento di abitudini di fruizione, mutuato anche da esperienze eterogenee sull’on-demand (principalmente tv, come Netflix o Prime Video)”, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) applicato alla divisione Radio Tv 4.0.
“Non ci stanchiamo di ripeterlo: è indispensabile che le emittenti radiofoniche investano sull’IP attraverso skill per Alexa ed action per Home, i due principali smart speaker che prestissimo saranno deputati dall’interfacciamento col dashboard delle auto. E’ infatti altamente probabile che oltre ad un ristretto numero di aggregatori (FM World, TuneIn, MyTuner), i flussi streaming, ma soprattutto i podcast, saranno mediati dall’Intelligenza Artificiale di Amazon e Google“, avverte Rinaldi.
“Insieme a 22HBG stiamo lavorando alacremente in questi settimane per realizzare skill ed action (quasi 200 le richieste all’indomani del convegno sulla Radio 4.0 al Pirellone di Milano di novembre, ndr) per sfruttare appieno le potenzialità radiofoniche (ma anche televisive) degli smart speaker”, conclude Rinaldi. (M.L. per NL)