La pubblicità politica negli USA rischia di essere una buccia di banana per l’OTT audio Spotify che quindi la sospende.
Spotify – il più importante servizio di streaming audio on demand – non è la Radio, lo scriviamo da sempre.
Ma – per molti versi – si comporta come tale e, soprattutto, è percepita come surrogato della stessa (quantomeno per quella musicale) da un numero sempre più alto di utenti.
Così anche le iniziative commerciali sono spesso le medesime.
Delle proposte combinate di Spotify col mezzo radiofonico in Italia attraverso i principali centri media abbiano già parlato.
Pubblicità politica USA
Quest’oggi ci occupiamo invece di un problema – non di poco conto, visto il periodo politicamente caldo – negli USA.
Spotify non è infatti in grado di accertare in forma automatica la veridicità degli spot politici che potrebbero essere veicolati sulla sua piattaforma attraverso il programmatic.
Rischio troppo elevato
Così per evitare di finire al centro di contenziosi e soprattutto di essere destinataria di pesanti sanzioni (in USA sul punto non si scherza), la società di Daniel Ek ha deciso di bloccare ogni forma di pubblicità politica in attesa di introdurre strumenti di analisi preventiva automatica, rinunciando ai pur appetibili introiti. La nuova policy è stata applicata ai servizi gratuiti con pubblicità e nei podcast originali (dove nel periodo luglio-settembre Spotify ha registrato circa 141 milioni di utenti attivi su base mensile).
La Radio USA tira respiro di sollievo
Un respiro di sollievo per la radiofonia americana che da tempo sta studiando (ma anche attuando) contromisure verso l’aggressione di Spotify (ma anche di Pandora ed altri servizi di streaming audio on demand) al mercato pubblicitario.
Rivedremo la decisione quanto saremo pronti a gestire la pubblicità politica
“Allo stato la nostra linea di controllo non ha conseguito quella affidabilità tale da permettere una verifica ed una validazione responsabile dei contenuti politici promozionali. Lavoriamo comunque sul tema e confidiamo presto di poter rivalutare questa decisione“, ha spiegato alla stampa un portavoce di Spotify. (E.G. per NL)