Rob Walker, Global Director Creative Solutions di Spotify, ha reso noto quali saranno i prossimi passi dell’azienda leader nel settore dello streaming musicale.
“Il nostro codice della creatività è fondato su tre punti. Il primo sono i dati: con la profonda conoscenza dell’utente, che la nostra app è in grado di raggiungere, sappiamo esattamente qual è la musica che si ascolta in ciascuna parte del mondo. Il secondo è la cultura locale: riusciamo ad individuare i momenti che si vivono in un certo contesto (nazione, regione o paese). Il terzo è il contesto, che serve per creare una comunicazione che non interrompe l’esperienza dell’utente ma si inserisce con essa, in maniera fluida. Tutto questo ci serve per dare il messaggio alla persona giusta nel momento giusto” ha dichiarato Walker.
L’azienda nell’ultimo periodo è riuscita a crescere molto attraverso la pubblicità – nonostante questa sia presente soltanto sulla versione free – e gli abbonamenti: 172 mln di euro incassati con l’advertising e ben 1,32 mld provenienti dagli abbonamenti dell’ultimo trimestre.
I prossimi investimenti andranno a riversarsi sul potenziamento dell’apparato comunicativo – anche in Italia – in particolare sul Discovery Tool, ovvero, sulla possibilità di utilizzare i dati riguardanti le abitudini di ascolto sulla piattaforma da parte degli utenti per finalità creatives. Ad oggi, infatti, il ventaglio di possibilità dell’ascolto musicale, offerto da Spotify, è molto variegato: la piattaforma crea più playlist personalizzate, sia sulla base degli ultimi ascolti, sia consigliando musica simile a quella più recentemente ascoltata (il tutto suddiviso per generi). Il lavoro di ricerca sui gusti sembrava aver già raggiunto la massima particolarità: ad esempio sono presenti playlist interamente dedicate ai brani di Sanremo o di X-Factor. Ma non solo. Anche sulla base dell’umore e delle attività svolte: liste di brani ad hoc per chi pratica sport, per lo studio, suoni della natura per il relax e molto altro. Eppure, potrebbe esserci un’evoluzione ancora maggiore, stando a quanto dichiara la stessa azienda.
Nel frattempo Spotify aspetta anche l’esito della denuncia contro Apple presso la Commissione europea. Daniel Ek, Amministratore Delegato dell’azienda svedese, ha dichiarato a proposito della vicenda che “le regole di Apple limitano di proposito la scelta e soffocano l’innovazione a scapito dell’esperienza dell’utente”.
Quello che viene lamentato nei confronti dell’azienda fondata da Steve Jobs, è che questa agisca in un certo senso sia come giocatore che come arbitro, svantaggiando gli sviluppatori di app simili di streaming musicale per favorire il proprio servizio: Apple Music. In ragione anche del fatto che Apple, solitamente, richiede una quota del 30% delle transazioni, mentre il servizio creato da Google non crea nessun tipo di restrizione. (D.D. per NL)