Radio 4.0. Spotify debutta col botto in Borsa. La controradio vale (sulla carta) 30 miliardi di dollari

Spotify, Borsa, Wall Street

La Borsa accoglie bene Spotify attribuendogli sulla fiducia un valore di quasi 30 miliardi di dollari. Anche se il modello di business non appare ancora del tutto chiaro.
Il debutto sul mercato borsistico di Wall Street ha segnato un trend del +26% rispetto al prezzo di collocamento di 165,9 dollari. Successivamente, la società svedese fondata da Daniel Ek si è attestata sui 155 dollari, confermando un valore di 29,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,5 stimati nelle ultime settimane (calcolato su 134 dollari ad azione).
Ma qualcuno pensa che il gigante dello streaming musicale possa avere i piedi d’argilla, posto che ha fatto ingresso sul mercato dell’azionariato diffuso con una quotazione diretta, evitando l’impiego degli istituti bancari come «agente stabilizzante» per sostenere le azioni in caso di crollo improvviso.

Senza considerare, poi, che il modello di business basato sul solo abbonamento (ancorché low cost) appare fragile in un’economia del tutto gratis (circostanza di cui si pensa che la borsa terrà conto nelle prossime settimane).
Spotify, lo ricordiamo, è l’attuale principale competitor della radiofonia tradizionale sullo streaming online (SOD), quantomeno per quanto attiene l’industria radiofonica musicale.
In Italia i dati di diffusione sono più che lusinghieri e mostrano una crescita consistente, percentualmente collegata allo sviluppo della fruizione musicale online e al crollo delle tariffe di connettività (con l’arrivo della tariffe flat per la mobilità).

L’apprezzamento borsistico per il player svedese (attivo dal 2006, ndr) è un segnale importante, anche se va valutato con cautela, considerato che non è la prima volta che un OTT del web sbanca in apertura per poi cedere medio tempore”, osserva Giovanni Madaro, economista di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico), la cui practice Radio e Tv 4.0 è molto attiva sul panorama nazionale.
Certo si tratta dell’ennesimo segnale che gli operatori radiofonici devono saper cogliere, essendo emblematico di un cambiamento in corso più rapido del previsto”, conclude Madaro. (E.G. per NL)

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