Come previsto, sotto l’albero del Natale 2018 uno dei pacchetti regalo più frequenti conteneva uno smart speaker Google (Home) o Amazon (Echo).
Ovviamente, interrogazioni spiritose o volutamente oltraggiose a parte (sembra che esaminando i log delle domande poste agli smart speaker in cima alla lista si trovino gli insulti all’Intelligenza Artificiale…), una delle prime funzioni utilizzate dagli utenti sia quella di domandare agli smart speaker di far ascoltare musica.
La reattività in tal senso degli altoparlanti intelligenti è quella di indirizzare verso i servizi di streaming on demand predefiniti: Google Play Music e Spotify per Home e Amazon Music per Echo.
Qualora invece si chieda agli smart speaker di ascoltare una radio specifica, si verrà generalmente indirizzati su degli aggregatori di flussi streaming (TuneIn o FM World) per il live o a piattaforme radiofoniche singole dove poter ascoltare i singoli programmi attraverso l’opportunità dei podcast (il vero plus valore degli smart speaker in ambito radiofonico).
In questo caso, però, sarà indispensabile disporre di apposite action (l’interfaccia di Google Home) o skill (quella di Amazon Echo).
All’importante sfruttamento a fini radiofonici degli smart speaker ed alla multipiattaforma in generale è stato dedicato il convegno del 21/11/2018 organizzato presso il Consiglio regionale della Regione Lombardia, nel quale hanno avuto luogo la presentazione e la dimostrazione dell’impiego di Google Home ed Amazon Echo unitamente ad una ampia disamina degli sviluppi che essi avranno in ambito mediatico (di seguito un video riassuntivo dei temi trattami nel consesso).
Ma attenzione a non confondere l’action o la skill di Home e di Echo con delle semplici app radiofoniche: le particolari procedure di validazione e di indicizzazione delle piattaforme dei due OTT presuppongono un’attività molto più complessa ed articolata. Il rischio, elevatissimo, è pertanto quello di essere presto emarginati dai due sistemi di catalogazione (un po’ come accade per l’editoria on line con Google News, per intenderci).
Ne parliamo con Renzo Marrazzo, sviluppatore di abilità per 22HBG, principale azienda italiana specializzata nello radio-tv skill & action development che ha realizzato con Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) una joint venture per l’upgrade della Radio e Tv 4.0.
(Newslinet) Perché dotarsi di skill per Echo o action per Home? Non basta essere presenti negli aggregatori TuneIn o FM World già esistenti sugli smart speaker?
(Renzo Marrazzo) Essere presenti all’interno degli aggregatori è un buon punto di partenza per essere subito fruibili dagli ascoltatori con poco sforzo. Questo però non garantisce agli utenti un’esperienza unica e personalizzata.
(NL) Infatti: possedere una propria Skill/Action consente alle radio di interagire direttamente con i propri ascoltatori…
(RM) Esatto. Disponendo di skill ed action specifiche, si ha la possibilità di offrire dei servizi di qualità maggiore in quanto si lavora su un’applicazione proprietaria e non condivisa con altri.
(NL) E’ corretto affermare che il maggior impiego radiofonico degli smart speaker avverrà attraverso il podcasting piuttosto del live streaming?
(RM) Certamente. Uno dei plus valori degli smart speaker è proprio la possibilità di offrire contenuti on demand ai propri ascoltatori. La radio, in questo modo, può mettere a disposizione molti più contenuti che gli utilizzatori potranno richiedere semplicemente con delle “invocation”. In un certo qual modo, gli utenti possono creare il proprio palinsesto utilizzando i contenuti messi a disposizione dalla propria radio preferita. Con questa nuova tipologia di “presenza virtuale” a fare la differenza saranno proprio i contenuti; quanto più di qualità saranno questi ultimi, tanto più virale e utilizzata sarà la Action/Skill.
(NL) Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione nella fruizione radiofonica indoor al pari di quella delle smart tv? Gli smart speaker favoriranno l’affermazione di OTT radiofonici come Netflix lo è diventata per la tv?
(RM) Questo dipende da come le radio si muoveranno nella “colonizzazione” di questo nuovo mezzo. Noi come 22HBG offriamo la nostra esperienza in ambito broadcast per permettere alle radio di affermare la propria presenza sui nuovi canali di comunicazione di oggi e che verranno. Gli smart speaker nascono come un sistema che interagisce con l’utente, verticalizzandolo nel mondo radio. Possiamo vederla come un’evoluzione che ha come punto principale l’interattiva. L’FM è il canale mono-direzionale per eccellenza; con gli Smart Speaker si ha a possibilità di aprire un nuovo canale di ritorno. Sicuramente gli Smart Speaker sono l’ambiente ideale per una possibile piattaforma OTT dedicata alle radio.
(NL) Gli smart speaker si interfacceranno – e li governeranno – con tutti gli apparati smart della casa, in primis le smart tv. E’ possibile sfruttarli per il podcast di programmi tv da parte delle tv locali?
(RM) Ad oggi le integrazioni IOT degli Smart Speaker sono già molteplici; tuttavia non vi è ancora, al momento, la possibilità di inviare contenuti multimediali alle Smart TV tramite Smart Speaker. E’ possibile, però, usufruire di contenuti video direttamente dagli SS, grazie ai nuovi device dotati di monitor. Si possono sviluppare soluzioni che integrano diversi servizi (GoogleCast, applicazioni native per smart TV, 22Force) per permettere alle radio o alle tv locali di veicolare il proprio flusso video sulle TV di nuova generazione. (E.G. per NL)