RAI nel 2018 vuole diventare il principale player radiofonico ibrido. Il messaggio lanciato da Roberto Sergio, direttore di RAI Radio, in occasione della presentazione di RaiPlay Radio, il brand bouquet IP di cui abbiamo dato conto in altro pezzo, è chiarissimo.
Come stiamo insistentemente ribadendo da due anni a questa parte, il futuro della radiofonia è ibrido e lo sarà almeno per 10-15 anni.
Tutti gli operatori, seppure con diverse determinazioni, ne stanno prendendo atto: FM, DTT, IP, DAB+ dovranno convivere finché tutto il sistema sarà webcentrico (non prima appunto di due/tre lustri). Chi non sarà sulla multipiattaforma, sarà presto fuori dai giochi o comunque sempre più emarginato.
Già in vista c’è la radio multisensoriale (IP, DTT e DAB+), la declinazione del brand su più prodotti (brand bouquet, anche in multiapp) e, naturalmente, la visual radio su DTT, il vero e proprio fenomeno del 2017 che secondo le previsioni vedrà un’esplosione nel prossimo anno.
“L’ipotesi finale è quella di realizzare la ‘radiovisione’ da portare sui canali del segnale tv del digitale terrestre perché con Radio1, Radio2, Radio3, Isoradio e le proposte specializzate la Rai continua nel solco – deciso – del Servizio Pubblico. L’impatto e i feed back che abbiamo avuto dopo la nascita di Radio Tuttaitaliana, Radio live, Radio, Radio Techetè, Radio Classica e Radiokids sono assolutamente positivi: siamo attori attivi della nuova era radiofonica”, spiega Roberto Sergio, allineandosi di fatto al pensiero già esternato pochi giorni fa da Mons. Viganò di Radio Vaticana, per cui l’ibridizzazione è uno dei principali obiettivi.
Relativamente al brand bouquet di RaiPlay Radio, che costituisce di fatto una risposta all’iniziativa United Music di Radiomediaset, il direttore RAI afferma: “Oggi è stato fatto un grande passo in avanti che ci permette di guardare al futuro con piglio diverso, è la nostra svolta digitale. Dopo aver dato vita, qualche mese fa, a cinque nuovi canali digitali specializzati ora arriviamo al pubblico con una offerta importante e ben definita per l’intera filiera della catena distributiva. Tutti i contenuti live e on demand di Radio1, Radio2, Radio3 e dei sette canali specializzati, sulla a nuova piattaforma per ascoltare e riascoltare le radio della Rai tramite web e app rappresentano il risultato finale dello sforzo fatto da diversi settori del Gruppo”.
Sul fronte della digital radio (DAB+), Sergio si pronuncia così: “Abbiamo deciso di investire fortemente sulla digitalizzazione della radio e questo sta accadendo con fatti concreti e reali. Oltre a ciò abbiamo scelto di impegnarci per arrivare ad una copertura del 70% della popolazione italiana partendo da quella ‘T’ autostradale immaginaria che va da Torino a Trieste arrivando a Salerno per arrivare poi alla direttrice adriatica, tirrenica e finire con le isole”.
Spazio digital anche sulla bassa frequenza: “Ci accingiamo, poi, a rifare i diversi studi radiofonici: abbiamo iniziato da Radio1 con le sale dei Gr a Saxa Rubra e l’obiettivo è quello di dare una nuova veste a tutti gli studi con scenografie innovative, digitalizzandoli predisponendoli così ad una fruizione completa che possa essere utile anche alla tv e all’immediatezza legata alle nuove app“. (E.G. per NL)