I conti non tornano per Pandora, piattaforma online di musica in formula freemium (un funzionamento simile a Spotify, con una parte del servizio gratuita e un’altra premium a pagamento) per ora disponibile solo negli Stati Uniti.
Nonostante i ricavi totali siano aumentati da 1,38 miliardi di dollari del 2016 a ben 1,46 miliardi nel 2017, sembra che le perdite crescano molto più velocemente: da 343 milioni dello scorso bilancio, a 518,3 milioni di dollari nell’ultimo anno.
Le perdite sono state più contenute nell’ultimo trimestre del 2017, “solo” 45 milioni di dollari, circa la metà rispetto al 2016. Solo in questo periodo Pandora è riuscita ad aumentare i propri ricavi di ben 7 punti percentuali, guadagnando 395,3 milioni di dollari. La maggior parte di questi introiti è probabilmente dovuta al sensibile aumento delle sottoscrizioni al servizio a pagamento: rispetto al 2016, nell’ultimo trimestre dello scorso anno gli abbonamenti Pandora Plus e Premium sono aumentati del 63% (sono ora 5,48 milioni), creando un flusso di entrate per 97,7 milioni di dollari.
C’è però un grosso grattacapo che Pandora non riesce a risolvere: i costi di acquisizione dei contenuti che, se nel 2016 ammontavano a 734,3 milioni di dollari, nel 2017 sono lievitati a 804 milioni di dollari. Il problema più grande della piattaforma, cioè, sta nel fatto che più utenti usano il prodotto, riproducendo i brani disponibili, più la società deve sborsare per farli ascoltare. Una situazione davvero anti economica, in cui è la stessa piattaforma ad auto-cannibalizzarsi.
E, per la prima volta, non sono di aiuto neppure le entrate pubblicitarie. Di solito l’ultimo trimestre è il migliore per la raccolta pubblicitaria dei media del settore radiofonico, ma non è stato così nel 2017 per Pandora: i guadagni derivanti dall’advertising ammontano a 297,6 milioni di dollari, cioè 15,7 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Se si considera che questo calo è avvenuto in un momento di prosperità del mercato pubblicitario nel settore streaming audio, il risultato è ancora più preoccupante.
Bisognerà attendere per vedere se il rinforzo di capitali ed energie arrivato dall’acquisto di parte delle quote da parte di Sirius XM e gli investimenti strategici in piattaforme di programmatic advertising pensate per l’audio streaming in-car riusciranno a dare un nuovo slancio e linfa vitale a Pandora. (P.B. per NL)