Jon Branaes, Head of Radio della NRK, la radio pubblica norvegese, è netto: “Lo switch off per il passaggio dell’emittenza radiofonica nazionale norvegese da FM a DAB+ è stato difficile ma necessario”.
La rivista internazionale Radio World, ha intervistato l’esponente di NRK sull’epocale passaggio.
“Il mercato sembra diverso da come ci aspettavamo: alcune città sono passate da una o due stazioni FM (sette o otto in alcune centri) a circa 30. Qui alla NRK, siamo orgogliosi che tutte le nostre 15 stazioni raggiungano finalmente tutti in Norvegia!“, esulta Branaes.
Ma non sono solo rose: il passaggio è stato (ed è) impegnativo e tutt’altro che completato e la radio in questa fase ha perso ascoltatori “favorendo le polemiche dei lobbisti che stanno combattendo la trasmissione digitale: gli oppositori di DAB+ anche di altri paesi hanno distorto la nostra esperienza. Ma sappiamo che l’ascolto è di nuovo in aumento in tutte le fasce d’età e regioni. Il DAB+ è un investimento per la radio nei prossimi decenni, non una soluzione rapida per una piattaforma analogica in declino. La pazienza è la chiave, anche se non è una buona notizia”, evidenzia il responsabile della NRK.
L’estate del 2018 è stata la prima senza radio FM per oltre la metà della popolazione norvegese: “Dall’agosto 2017, quando oltre la metà di tutti i norvegesi aveva ancora la radio FM, ci sono 230.000 ascoltatori giornalieri in meno su una popolazione di 5,5 milioni. Il tempo trascorso ad ascoltare è diminuito da 78 a 75 minuti; la portata settimanale è scesa meno di quella giornaliera: il 95% degli ascoltatori ad agosto 2017 sono ancora con noi nell’agosto 2018”, osserva Branaes.
Tuttavia gli analisti di Kantar Media stimano che il numero di apparecchi radio in uso in Norvegia si sia quasi dimezzato con il passaggio al digitale (da noi accade la stessa cosa nell’indoor senza essere passati da uno switch-off): “finora tre su cinque norvegesi hanno una radio o un adattatore DAB+ nella loro auto. Gli adattatori sono ancora venduti, ma molti li trovano ingombranti e alcuni dei modelli più vecchi sono francamente troppo poveri per garantire segnali stabili”, puntualizza Branaes.
L’ascolto complessivo è il più basso nella capitale, Oslo e nelle aree urbane circostanti, dove vi sono ancora emissioni non autorizzate in FM. “Ma gli ascoltatori digitali sanno dove sintonizzarsi quando vogliono: più della metà dell’utenza radiofonica fruiva di piattaforme numeriche già nel 2015.
La radio non ha perso gli ascoltatori assidui, ma quelli casuali, che non hanno necessariamente abbandonato la radio: molti si accontentano dei segnali FM delle stazioni locali che possono rimanere analogici per qualche altro anno. Altri hanno sostituito la FM con l’IP e contiamo su una grande crescita nei prossimi anni con gli smart speaker: il Web va a braccetto con il DAB+”, chiosa Branaes, secondo il quale “la multipiattaforma è essenziale: se gli over the top del web gestiranno l’accesso delle persone ai nostri contenuti, perderemo il controllo della nostra distribuzione. Dobbiamo essere indipendenti, non mediati. La FM non è il futuro. La distribuzione limitata alla FM non può competere quando i social media, YouTube, Spotify e altri servizi di streaming on demand sfidano la radio. La radio deve rispondere con i suoi punti di forza principali: essere viva, utile e presente nella vita dell’ascoltatore ed il DAB+ può mantenere la radio rilevante in un futuro digitale di scelte infinite”, conclude l’esponente della NRK. (E.G. per NL)