Galoppa negli USA l’ibridizzazione della radio su multipiattaforma. Tutti i principali player (anche quelli che stanno collassando sotto il peso di modelli analogici, soprattutto nelle idee) stanno correndo per adeguarsi ai cambiamenti tecnologici e culturali.
Al centro dell’attenzione gli smart speaker (gli altoparlanti intelligenti, come qualcuno li ha tradotti da noi), cioè gli assistenti domestici che stanno sostituendo i ricevitori stand-alone FM/AM che negli Stati Uniti come in Europa (e in tutto il mondo tecnologicamente evoluto, in realtà) stanno scomparendo (nel solo 2017 nelle case degli italiani i ricevitori FM si sono ridotti di un ulteriore 10%, raggiungendo ora la soglia del 45% di presenza, cioè meno di una casa su due, mentre il 90% degli esercizi pubblici li ha ormai sostituiti con i tv).Come noto, la totalità di questi device risponde (tra l’altro) a comandi vocali attingendo da un aggregatore di flussi streaming nel quale la radio specifica deve essere inserita per poter essere “sintonizzata”. In tal senso un sopporto negli USA viene fornito da XAPPMedia, società di servizi di cui abbiamo già dato conto, che recentemente ha implementato un brand-bouquet di 300 stazioni radio del gruppo Cumulus sul principale smart speaker venduto: Alexa by Amazon (che in Italia sarà commercializzato dal secondo semestre 2018 dopo un’iniziale previsione poi bucata per questo Natale).
XAPPMedia ha avviato una campagna pubblicitaria a tappeto a New York, Los Angeles, Washington DC, Chicago, Atlanta, San Francisco e Dallas per indottrinare l’utenza radiofonica sulle modalità di fruizione dell’app per l’ascolto attraverso Alexa.
“La tecnologia Voice-interactive sta riportando l’ascolto della radio in casa e in ufficio e consentirà l’interattività con le nostre stazioni nell’auto interconnessa“, ha affermato Mike McVay, EVP, Programming and Content del superplayer radiofonico Cumulus Media, già al centro dell’attenzione per la procedura Chapter 11, che ha aggiunto: “La piattaforma IP degli smart speaker è una formidabile opportunità per le emittenti radio, che hanno la possibilità di recuperare velocemente il terreno perduto nell’indoor e prepararsi allo sviluppo dell’ascolto nelle connected car, dove il problema maggiore sarà la facilità di individuazione della stazione preferita”.
In effetti, come abbiamo più volte spiegato su queste pagine, uno dei problemi che gli editori radiofonici dovranno affrontare nell’imminente futuro è quello della rintracciabilità dei propri contenuti in un mare magnum di oltre mezzo milione di flussi streaming dotati di pari dignità (non prevarrà più, come oggi, il segnale più forte, ma quello più facilmente accessibile ed individuabile).
Chiaro che, soprattutto in auto, il crocevia sarà presenza in aggregatori preinstallati (che potranno essere indipendenti, come TuneIn o FM World, o captive come iHeart o United Music di Radiomediaset) organizzati per genere e geolocalizzazione. Il problema sarà l’inevitabile preselezione che certamente vedrà ai primi posti i top player (in un numero da 15 a 35), salva la facoltà dell’utente di successivamente organizzare la sequenza attraverso i preferiti.
In tal senso certamente urge una forma di regolamentazione che eviti la ripetizione del dramma vissuto in tv con la ghettizzazione di contenuti attraverso una poco democratica gestione dei logical channel number (LCN). (M.L. per NL)