Come abbiamo già avuto modo di rilevare in più occasioni, il mondo dei media si trova al centro di una vera e propria rivoluzione tecnologica. In particolare, la radio, che si sta velocemente evolvendo attraverso un processo di ibridazione (con la Rete e a Tv), è stata oggetto di un recente studio condotto dal gruppo Edison Research, società americana che si occupa di svolgere sondaggi elettorali e ricerche di mercato, fornendo informazioni strategiche per il business di società e di media a livello mondiale.
Nel dettaglio, a febbraio Edison ha fornito dei dati significativi quanto a piattaforme distributive: nel 2008 solo il 6% dei giovani dai 18 ai 34 anni dichiarava di non possedere un apparecchio radio all’interno dell’abitazione.
Questa tendenza, prevedibilmente, ha subito però una drastica inversione nel corso dell’ultimo decennio, con l’affermarsi di tecnologie sempre più moderne ed intuitive, supportate dal contributo del web, dalle nuove applicazioni e da strumenti che, di fatto, hanno sancito il superamento delle tradizionali modalità di veicolazione e di diffusione dei messaggi. Tra questi si collocano gli Smart Speaker: secondo la Canalys, altra società di ricerche di mercato a livello globale, tali device (parte della famiglia dei cd. “assistenti domestici”) costituiscono uno degli accessori di elettronica di consumo più in crescita, il cui volume di vendita nel 2018 sarà destinato raggiungere addirittura le 56,3 milioni di unità vendute.
A supporto di ciò, la sopracitata ricerca svolta da Edison ha, infatti, rivelato che, nei paesi dove sono commercializzati in maniera stabile, una persona su sei possiede uno Smart Speaker. Facili da settare, questi dispositivi stanno progressivamente divenendo uno dei modi più comuni per ascoltare i programmi radio via IP. Non ancora disponibile in Italia, tale device potrà consentire un (più o meno rilevante sarà da vedere) ritorno del pubblico radiofonico frammentatosi nel corso del tempo su altre piattaforme distributive di contenuti (prevalentemente IP, nella forma dello streaming on demand, cd. SOD). Queste ultime hanno, infatti, progressivamente sottratto al bacino radiofonico una larga fetta di pubblico, prevalentemente più giovane, il quale, per la fruizione di musica si è proiettato verso i servizi di SOD (YouTube, Spotify, Pandora, ecc.).
In questo scenario, l’avvento degli Smart Speaker costituisce un’interessante variabile. Il trend, infatti, è in continua ascesa: i primi a sbarcare sul mercato sono stati Amazon e Google, rispettivamente con Amazon Echo (con l’assistente Alexa) e Google Home, ma proprio quest’anno, nel 2018, ha esordito sul mercato anche l’HomePod di Apple, al momento in vendita soltanto negli Usa, in Australia e nel Regno Unito.
Oltre ad offrire una riproduzione musicale caratterizzata da un avanzato bilanciamento dei suoni, l’HomePod si integra con l’assistente virtuale Siri, che interviene coordinando lo svolgimento delle varie azioni.
Collegabile sia all’Iphone che all’IPod, l’Apple HomePod può già essere considerato la seconda generazione della famiglia “Smart Speaker”, grazie alla particolare attenzione relativa alla qualità del suono (quasi a livello di home theatre), aprendo nuove prospettive per lo sviluppo di questa tecnologia.
Larry Rosin, il Presidente e co-fondatore della Edison Research, è recentemente intervenuto riguardo al fenomeno in argomento: “Solo il 16% della popolazione possiede uno Smart Speaker, ma la cifra è destinata ad aumentare. L’11% del tempo impiegato dalle persone nell’utilizzo di devices è dedicato all’ascolto dei programmi radio, per questo le radio in gioco. Non siate svogliati. Siate creativi. Create dei contenuti divertenti ed interattivi che contemplino l’uso degli Smart Speaker. Gli Smart Speaker stanno riportando le radio all’interno delle case ma non esattamente nel modo in cui siamo stati abituati finora”.
Le potenzialità di questi dispositivi, dunque, sono evidenti: pur restando il loro obiettivo primario quello di fungere da assistenti personali, sempre più frequentemente gli Smart Speaker sono impiegati per godere della fruizione di contenuti attinenti al mondo musicale: essi garantiscono, infatti, l’ascolto di programmi di stazioni radio, di flussi di streaming musicali continui e di podcast.
Alla luce di queste caratteristiche, le radio, come sostenuto da Rosin, sono chiamate ad attivarsi per sfruttare al meglio questa nuova opportunità, attraverso la creazione di programmazioni sempre più interattive ed originali, che possano richiamare l’interesse di nuovi ascoltatori, incentivando il passaggio dall’ascolto “on air” a quello “streaming”. (A.C. per NL)