Radio RAI era già (ed è ancora) sul DTT in audiografica statica, ma ora ha deciso di fare il tradizionale upgrade della maggioranza delle emittenti approdata più o meno in sordina sulla tv: la radiovisione. Quanto meno con Radio 1, anche se è scontato l’arrivo delle altre reti.
La notizia era circolata già qualche mese fa ed ha avuto l’ufficializzazione settimana scorsa da Gerardo Greco, dal 15 giugno 2017 direttore del GR1 e di Radio 1: da lunedì 18 settembre la rete principale della concessionaria pubblica avrà una declinazione tv in DTT, oltre, naturalmente a presidiare la multipiattaforma FM, DAB+, IP, sat.
L’LCN nazionale dedicato è il numero 871, quindi molto alto, a confermare quello che ormai hanno capito tutti gli operatori: sopra le tre cifre non importa la numerazione specifica, quanto il farlo sapere opportunamente – cioè con risalto e convinzione – alla propria utenza, che sempre tre numeri deve digitare (del resto il trend delle alte numerazioni riguarda anche i canali tv tradizionali).
Il target è la quota “spettante” del totale degli ascoltatori che fruisce della radio attraverso la tv, oggi stimato nel 10% dell’ascolto radiofonico (se non di più, come nel caso di RTL 102.5, che ha ben 954.000 ascoltatori giornalieri via TV sui suoi quasi 7 mln); una percentuale destinata comunque a salire, visto che la disponibilità dei ricevitori FM/DAB/IP stand-alone indoor (case e luoghi pubblici) sta progressivamente scendendo (nel 2016 era il 55% e si stima che quest’anno sarà persa un’altra quota del 5-10%)..
Se si considera che la radio è ascoltata per l’80% in auto, ben si comprende che solo metà del 20% rimanente (che vale comunque più o meno 7 mln di ascoltatori, posto che Radio Monitor nel 2016 assegnava alla radio 35,5 mln di teste) viene oggi raggiunta dagli smartphone, dalle radio portatili, dai sintonizzatori degli impianti HI-FI (ammesso che qualcuno li usi ancora) e quindi il rischio di veder vaporizzati fino a 3 mln di utenti è rilevante se non li si raggiunge con altre piattaforme. Il problema della defezione dell’utenza stanziale per emorragia dei ricevitori FM stand-alone (che ormai è difficile reperire anche nella grande distribuzione) è molto serio (-500.000 a cavallo tra il 2015 e il 2016) ed è stato a lungo trascurato da molte emittenti radiofoniche (RAI compresa) che solo ora stanno correndo ai ripari, come dimostra l’incredibile fioritura di loghi e programmi radiovisivi sul DTT nell’ultimo anno, con una fortissima accelerazione nei sei mesi passati.
Un’interessante analisi svolta da Claudio Astorri (www.astorri.it) sui dati generali di ascolto per device degli ultimi 2 anni consecutivi (2015 e 2016) di Radio Monitor (l’indagine dell’istituto Eurisko che ha curato le rilevazioni dell’ascolto radiofonico prima della successione col nuovo rilevatore Tavolo Editori Radio) ha consentito di verificarne l’andamento.
Numerose sono le evidenze degne di approfondimento e riflessione.“L’Autoradio è il re indiscusso tra i Device e cresce a un ritmo impressionante – spiega Astorri -. Solo nell’ultimo anno gli ascoltatori che hanno utilizzato l’Autoradio giornalmente sono cresciuti di 782.000 unità portando la somma a 24.660.000, il 69,5% del totale. La mobilità è dunque la caratteristica principale del mezzo e l’Autoradio ne è l’icona vincente. Quello che tendiamo purtroppo a considerare poco è che le case automobilistiche, sia pure come effetto e non come obiettivo, provvedono a estendere e a rinnovare il parco ricevitori Radio (FM e DAB progressivamente) sempre inclusi nel prezzo d’acquisto di un’auto nuova con un impatto estremamente più ripido e rapido della auto-organizzazione digitale attraverso le App su PC/Tablet e/o Smartphone. L’ascolto dall’Autoradio è un fenomeno che attraversa equamente tutti i target, anche i più giovani”.L’elaborazione del consulente conferma che l’apparecchio radio domestico, pur rimanendo il secondo device di ascolto, è in progressiva caduta: emblematico è il crollo di oltre mezzo milione di unità (515.000) solo tra il 2015 e il 2016.
La forte e costante riduzione dei ricevitori FM indoor (da una presenza di almeno un ricevitore FM/AM nel 99% delle abitazioni dotate di allacciamento elettrico del 1990, si è scesi al 55% del 2016), tuttavia, non è compensata, come in molti potrebbero credere, dall’aumento dello streaming web o dal Podcast. O perlomeno, non come lo è, invece, come da parte della tv, che si è avviata, come scriviamo da tempo, a sostituire nelle abitazioni (e negli esercizi commerciali) il classico sintonizzatore radio. La popolazione dei fruitori della Radio attraverso l’apparecchio TV tra il 2015 e il 2016 era di 2.419.000 unità, in crescita (si stima un boom per il 2017/2018) e già un anno e mezzo fa appariva evidente la tendenza: “Tra le singole stazioni è obbligatorio segnalare che RTL 102.5 ha ben 954.000 ascoltatori giornalieri via TV – sottolinea Astorri – mentre, ad esempio, il competitor diretto nei quarti d’ora ovvero Radio 105 ne colleziona solo 94.000. La seconda stazione Radio attraverso la TV è Radio Italia Solo Musica Italiana con 528.000 ascoltatori. Il resto, dalla terza posizione in poi, è a distanza siderale”.
Lo sviluppo dell’ascolto radiofonico attraverso il televisore di casa ha spinto il Ministero dello Sviluppo Economico ad “aprire” ulteriormente l’accesso al DTT alle emittenti radiofoniche attraverso la soluzione cd. “audiografica” (cartello statico), come risulta evidente dal chiarimento offerto alla struttura di competenze a più livelli Consultmedia (collegata a questo periodico), che aveva sottoposto un articolato quesito sulla problematica: “Non può essere considerata come contenuto visivo la cosiddetta immagine statica (cartello), perché trattasi appunto soltanto di un’immagine fissa. Perché si concreti un contenuto audiovisivo è necessario un palinsesto diverso che comprenda una serie di immagini animate, considerato che non si considerano programmi audiovisivi le trasmissioni meramente ripetitive o consistenti come video in immagini fisse”.
Ovviamente il presidio televisivo non riguarda solo il DTT, ma anche il sat (è recente l’arrivo delle radio su Tivùsat) e le smart tv (dove ormai TuneIn è l’aggregatore dominante).
Una contingenza che non è sfuggita nemmeno ad Amazon, che sta lanciando anche da noi “l’ausiliaria” per l’ascolto radiofonico casalingo…
Tornando all’analisi condotta da Astorri, il Cellulare/Smartphone finalmente arriva al 4° posto, “ma sotto i 2 milioni di ascoltatori giornalieri. La crescita di 127.000 individui che si è registrata nell’ultimo anno ha rafforzato i target più adulti contribuendo almeno a una curva di distribuzione delle età decisamente più interessante nella varietà”, spiega il noto consulente radiofonico. (E.G. per NL)
foto antenne di Floriano Fornasiero