Il problema del crollo dei valori degli impianti FM ha generato riflessi non solo a riguardo del cd. “trading delle frequenze”, un mercato che fino ad una decina di anni fa aveva raggiunto valori così importanti da rendere paradossalmente più redditizio commercializzare in diffusori piuttosto che svolgere attività editoriale in senso pieno (perlomeno per le emittenti locali).
Ad essere intaccati sono anche i principi a fondamento delle valutazione degli asset radiofonici. Ciò in quanto, in questa fase storica di evoluzione tecnologica della radiofonia (cd. “radio 4.0”) non è possibile meramente applicare una riduzione del valore degli impianti di radiodiffusione sonora in tecnica analogica (FM) senza considerare il valore incrementale che un’emittente radiofonica (FM) assume a seguito della sua presenza sui canali digitali (cd. “multipiattaforma“).
Negli ultimi anni e in particolare tra il 2016 ed il 2017 si è, infatti, assistito ad una vera e propria esplosione dell’integrazione del medium radiofonico sulla cd. multipiattaforma, cioè la declinazione del contenuto su più vettori al fine di conseguire una mutualità volta ad assecondare il paradigma “raggiungere sempre e comunque l’utente”.Se infatti fino a qualche anno fa la radio era veicolata in forma marginale su piattaforme diverse dalla modulazione di frequenza analogica, con la progressiva riduzione del parco ricevitori stand-alone negli ambienti indoor si è constatato un recupero della presenza del medium in particolare sulla televisione e sull’IP , prevalentemente attraverso smartphone.
La presenza in tv del mezzo radiofonico, peraltro, non determina solo uno sfruttamento del televisore quale ulteriore vettore del contenuto , ma favorisce un’evoluzione del medium nella direzione della bisensorialità. Va infatti rilevato come sempre più spesso le emittenti tendano ad un’ibridizzazione anche a livello sensoriale, integrando la componente video a quella audio, inseguendo le tendenze dell’utente a privilegiare contenuti compositi.
Ovviamente tale aspetto si sviluppa non già solo sulla televisione in quanto tale, ma anche su ogni device che consente di veicolare contenuti video in aggiunta a quelli audio, quindi: tablet, pc, smartphone, ma anche autoradio di ultima generazione. E a riguardo delle autoradio, rilevante appare l’imminente arrivo delle cd. connected car, che rivoluzioneranno l’ascolto radiofonico sulla multipiattaforma attraverso l’hybrid radio , in una fase di interregno che andrà da ora fino a 10-15 anni, allorquando ogni contenuto sarà presumibilmente trasportato esclusivamente via IP.Da questo considerazioni discendono una serie di valutazioni oggettive che si possono così riassumere:
1) Progressiva diminuzione del valore degli asset costituiti da impianti FM, con un trend che si può ipotizzare nell’ordine del 5% annuo fino all’azzeramento nel termine predetto di 15 anni;
2) Progressivo aumento del valore degli asset costituiti dalla multipiattaforma, considerato che attraverso i vettori alternativi alla FM potranno essere recuperati gli ascoltatori non più raggiungibili attraverso quest’ultima, ovvero gli utenti privilegianti contenuti integrati audio/video/testuali. In questo caso premiante sarà il presidio del maggior numero di vettori eterogenei declinati in più direttrici omogenee e, ovviamente, una forte presenza sui social media anche in vista delle soluzioni cd. “social broadcasting”;
3) Tendenza alla premialità di contenuti originali, non replicabili dai software: è infatti intuitivo che la componente “umana” del palinsesto assumerà una valorizzazione sempre maggiore non soggiacendo alla competizione di piattaforme musicali online. Peraltro, appare ormai chiaro che gli OTT del web non hanno interesse a produrre contenuti propri, quanto a veicolare quelli altrui sulle proprie piattaforme;
4) Progressivo dirottamento della pubblicità nella direzione della programmatic per approdare nell’automatic, strategie comunicative tipiche dell’ambiente IP che si basano pressoché esclusivamente sulla preventiva profilazione dell’utente che solo una veicolazione web può massimizzare in maniera assoluta. In quest’ultimo caso, nel settore radiofonico si è sempre più portati a guardare a strategie pubblicitarie che contemplino ampiamente il mondo digitale. Il web marketing utilizza parametri diversi rispetto alle tecniche tradizionali;5) Graduale sviluppo del traffico dati e delle tecnologie broadcasting digitali. Il prossimo avvento della rete 5G (e del DVB-T2) influenzerà, e non poco, lo sbarco delle emittenti radiofoniche FM sul digitale terrestre.
“Nella valutazione di un asset radiofonico, al fine di tenere in considerazione il plusvalore dettato dalla presenza di una radio (già in FM) su canali digitali (IP e DTT), è possibile utilizzare un modello matematico “retroazionato” (la retroazione positiva amplifica, per definizione, le possibilità di evoluzione: è un meccanismo che permette il cambiamento e la crescita, dando al sistema la capacità di raggiungere nuovi livelli di equilibrio)”, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) che circa 20 anni fa elaborò e costantemente affinò un metodo di calcolo per la determinazione del valore economico di impianti FM poi adottato dalla stessa Agenzia delle entrate (dopo una serie di contenziosi tributari di primo e secondo grado che ne accertarono la validità).
“Per generare un algoritmo abbiamo posto in relazione un coefficiente adimensionale con valore compreso tra 0 e 2; un coefficiente adimensionale con valore compreso tra 0 e 5; una condizione iniziale radio analogica FM; un contributo proveniente dalla componente web/streaming; un contributo proveniente dalla presenza sul DDT/sat dell’emittente radiofonica ed una componente finale, frutto di ogni contributo. Il risultato di tale modello è il guadagno G, corrispondente al rapporto tra lo stato finale e quello iniziale del sistema preso in esame. Tale relazione mette in evidenza come la presenza di un’emittente radio in un sistema ibrido generi un incremento di valore”, continua Rinaldi.
“L’incremento, ad oggi, può variare secondo una forbice del 20-30%, a seconda che l’emittente si trovi o meno su tutte le piattaforme digitali, dalla storicità di tale presenza; è quindi certo che in futuro tale incremento è destinato ad aumentare”. Come dire: tanto si perde in analogico, tanto si recupera in digitale. (E.G. per NL)