Ci sono 80 mln di device connessi per 60 mln di italiani (il 133%!): e tutti possono ricevere i contenuti della radiofonia. A patto di far sapere come.
La crisi mondiale da Covid-19 sta ridisegnando (anche) la radiofonia. La ridotta mobilità, che, con le nuove misure anticontagio che tutti i governi stanno adottando a seguito di quella che viene riconosciuta come la seconda ondata della pandemia (o comunque reviviscenza della stessa), penalizza il principale ambiente di fruizione della radio: l’auto.
La radiofonia deve riappropriarsi dell’ascolto indoor come negli anni 70 e 80
Tuttavia, la Radio rimane una preziosa compagna nell’indoor, considerato il suo indiscusso valore aggiunto rispetto ai servizi di streaming on demand come Spotify o all’invadenza della tv, che quasi sempre non consente di fare altro oltre che seguirla.
Lo smart working, poi, favorisce la fruizione dei contenuti audio ed in particolare della radio mentre si lavora.
Le premesse ci sono
Ci sono, pertanto, tutte le premesse perché la radiofonia si riappropri dell’ascolto nell’indoor, che negli anni ’70 e per buona parte degli ’80 costituiva un bacino superiore a quello dell’automobile.
Il cambiamento dei sistemi di fruizione
Il problema per concretare l’obiettivo è soprattutto di ordine tecnologico: occorre presidiare le piattaforme audio casalinghe che da tempo e progressivamente hanno escluso il ricevitore FM.
Chiaramente nelle case i device più prossimi agli utenti sono: la tv, lo smartphone ed il pc. La diffusione degli smart speaker cresce abbastanza velocemente, ma la sua penetrazione è bel lontana dal quasi 98% della tv e da quella degli smartphone.
133% di device connessi in Italia: 80 mln su 60 mln di abitanti
Nel 2020 sono quasi 50 milioni gli utenti connessi, con una penetrazione dell’82%. Se però contiamo gli smartphone, ecco che la percentuale cresce al 133%. In Italia, cioè, ci sono 80 milioni di device!
Sbagliato puntare sullo smartphone: in casa meglio tv e pc
Tuttavia nell’indoor l’utilizzo dello smartphone per ascoltare la radio è limitato, sia per le ridotte potenzialità audio del device (generalmente l’ascolto avviene con le cuffie) che per un curioso fenomeno comportamentale che ci porta ad utilizzarlo meno tra le quattro mura.
Diverso invece il caso della tv e del pc. Per la prima la presenza media di due televisori per abitazione fa si che sia il dispensatore ideale della radiofonia negli ambienti interni.
A patto che i contenuti radio ricercati siano lì presenti.
Di qui la ragione della (rin)corsa delle emittenti alla visual radio.
La riscoperta del pc come ricevitore radio
Anche il pc è un ottimo diffusore di contenuti radiofonici, anche e soprattutto dopo lo sviluppo esponenziale dello smart working.
Tanto che l’ascolto radiofonico attraverso i desktop è cresciuto notevolmente negli ultimi mesi.
Scarsa sensibilità radiofonica
Le emittenti, tuttavia, fanno ancora troppo poco per evangelizzare l’ascolto attraverso tali piattaforme, come del resto, assurdamente, non informano il proprio pubblico sulle corrette modalità di interazione con gli smart speaker, insistendo sulle chiavi per l’ascolto attraverso i device Google ed Amazon Echo (fornendo i comandi per avviarne la riproduzione dei flussi streaming attraverso action e skill). (M.L. per NL)