Contenuti di qualità, brand e rintracciabilità. Le regole vincenti della Radio 4.0.
Lunedì sera a Milano, in occasione della presentazione di Giornale Radio, la nuova digital radio “all news zero commenti”, si è parlato, ovviamente, anche di aspetti relativi allo sviluppo radiofonico in multipiattaforma.
Dall’era analogica della diffusione in AM e FM si è passati ad un sistema di più piattaforme distributive: DAB+, digitale televisivo terrestre, satellite e, soprattutto, tutti i device connessi, quindi smartphone, smart tv, smart speaker, connected car.
FM ed altri
Ognuno di questi strumenti è potenzialmente un vettore di contenuto radiofonico e quindi, proprio per questo, parliamo di multipiattaforma.
Beninteso, l’era analogica della radio non è finita, perché il vettore principale, l’FM coesisterà con le nuove piattaforme per altri 15 anni, ma il suo contributo sarà sempre meno rilevante.
La stessa cosa avrà luogo con gli altri vettori digitali via etere, cioè DAB+ e digitale televisivo terrestre, che progressivamente – ma, secondo gli analisti, al più tardi entro 20 anni – lasceranno spazio al carrier unico: Internet.
Nuovi principi per un nuovo principio
Nell’universo IP i modelli radiofonici cambiano completamente: dal controllo dell’etere di chi possiede le infrastrutture (le torri di trasmissione) e le frequenze, si passerà a chi dispone di contenuti forti, di brand affermati e, soprattutto, della capacità di farsi trovare nel mare magnum dei flussi streaming.
80 frequenze per 40 contenuti
Oggi in un bacino territoriale come Milano si ricevono un’ottantina di diverse frequenze FM, che corrispondono a una quarantina di diverse stazioni.
Nello stesso bacino, in streaming, si può accedere a mezzo milione di flussi da tutto il mondo.
E’ chiaro che una polverizzazione di questo tipo impone una selezione che consenta all’utente di scegliere da una catalogazione efficace.
Il modello di Google News
“Un film già visto con l’editoria online, che ha spinto gli over the top del web, come Google con Google News, a realizzare degli aggregatori di notizie che poco alla volta sono diventati indicizzatori non già e non solo di notizie, ma anche di testate”, è stato illustrato.
La stessa funzione la svolge YouTube coi video, mentre per le radio sono nati aggregatori di flussi streaming radiofonici – come TuneIn, FM World, My Tuner, ecc. – che indicizzano e catalogano le emittenti favorendone la fruizione da parte degli utenti.
Anche dal comportamento degli ascoltatori delle app aggregatrici si è compresa l’importanza di brand forti e identificativi di un contenuto – ovviamente contraddistinto da qualità ed originalità – e naturalmente del posizionamento nelle liste.
I tre fattori determinanti
“Perché il rapporto privilegiato che la Radio ha con l’utenza ed il mercato resti tale, la radio deve cominciare ad adattarsi, spostando il proprio focus su brand, rintracciabilità e contenuti” è stato il mantra della serata.
Nomen omen: la denominazione deve rappresentare immediatamente il contenuto
“Giornale Radio è quindi un brand facile da ricordare, identificativo esso stesso del contenuto (nomen omen), presente in multipiattaforma su ogni device connesso, sul digitale televisivo terrestre e a breve sul DAB+“, è stato spiegato durante la presentazione della nuova emittente, ribabendo il concetto – più volte espresso su queste pagine – che nella Radio 4.0 il nome deve rappresentare immediatamente il contenuto.
Brand bouquet
“Non solo, Giornale Radio sfrutterà un’altra tendenza della Radio 4.0: il cd. brand bouquet, la declinazione del brand principale (mainstream) in prodotti tematici, le cosiddette radio verticali. Fino ad ora la tecnica del brand bouquet è stata applicata alla musica, con la creazione di cataloghi di radio musicali verticali accomunate dal brand principale (es. la versione anni 70, quella anni 80, quella italiana, fino a 150 e più stazioni. Il gruppo iHeart, negli USA, è arrivato ad un migliaio di stazioni)”, è stato spiegato.
Dal mainstream di milioni di ascolti in capo ad una stazione al cumulo delle fruizioni limitate
“La ragione è semplice: da poche stazioni con grandi numeri d’audience si passerà a tante stazioni con fruizioni limitate, ma che cumulate producono affluenze importanti.
Con Giornale Radio per la prima volta in Italia, in Europa e forse nel mondo, si realizza un brand bouquet informativo che per il momento è organizzato in una decina di radio tematiche, ma che potrà svilupparsi in un numero indeterminato di branded content, anche attraverso podcast, area audio su cui puntiamo molto“. (E.L. per NL)