Lo scriviamo da tempo: gli smart speaker, gli altoparlanti intelligenti, come Google Home o Echo di Amazon (con l’assistente Alexa), sono gli eredi del ricevitore FM nelle abitazioni, ormai presenti in meno della metà delle case italiane, oltre ovviamente ad un valido assistente domestico per il controllo di tutti gli elettrodomestici connessi.
I numeri dello sviluppo sono impressionati: sono già 30 milioni i device Echo di Amazon attivi negli Stati Uniti e insieme a quelli di Google rappresentano oltre il 16% delle ore di ascolto settimanali attraverso i flussi delle stazioni della NPR (National Public Radio), organizzazione indipendente no-profit comprendente oltre 900 stazioni radio statunitensi per le quali produce e distribuisce programmi informativi culturali.
I due terzi del mercato degli smart speaker sono presidiati dai device Amazon Echo, ma le cose stanno cambiando rapidamente: nell’ultimo trimestre, Google Home (commercializzato in Italia da un paio di mesi) ha venduto 3,1 milioni di diffusori contro i 2,5 milioni di Amazon (non ancora presente nel nostro paese ed in vendita da domani in Francia).
Il 40% degli americani usa la ricerca vocale almeno una volta al giorno, principalmente attraverso gli assistenti Siri e Alexa, ma gli esperti stimano che entro il 2020 il 50% di tutte le ricerche sarà effettuato a voce attraverso computer, smartphone, tablet, connected car.
Il business per Google è essenziale: nel 2017 gli introiti pubblicitari sono stati di $ 95 miliardi e la ricerca vocale diventa fondamentale per proteggere questo enorme caposaldo.
Lo sviluppo della diffusione degli smart speaker comporterà, come scriviamo da tempo, l’aumento del podcasting: già ora vengono caricati su Apple Podcasts 1000 appuntamenti al giorno, con una progressione enorme che ha portato ad un archivio di oltre mezzo milione di argomenti con 18,5 milioni di singole puntate (sono ormai di più i podcast che i film disponibili su IP).
Un’opportunità di business rilevante anche sul piano pubblicitario.
Mary Meeker della società di investimenti KPCB (Kleiner Perkins Caufield & Byers) ha presentato settimana scorsa il suo rapporto annuale Internet Trends 2018: dal documento emerge che l’ascolto radio rappresenta il 13% del tempo trascorso sui media, ma solo il 9% delle entrate, in una condizione di sostanziale staticità negli anni (si pensi che il “tempo stampa” è del 4% ma a fronte di entrate al 9%, mentre per la tv coincide: 36% di tempo trascorso a fronte del 36% delle entrate). (E.G. per NL)