Oggi giorno, a causa della onnipresente connessione dati e WiFi, gli utenti radiofonici che fruiscono dei contenuti via IP prediligono dispositivi come smartphone e smart speaker.
La radio – a fronte di questa rivoluzione – deve, quindi, allinearsi alle nuove tecnologie e i servizi di Cloud potrebbero fare al caso.
Ma cos’è il Cloud? Si tratta di un insieme di servizi, usufruibili tramite Internet, che forniscono sistemi di alimentazione contenutistica per computer, archiviazione di massa e gestione di applicazioni.
L’offerta si diversifica in pubblica e privata. La prima – modalità più comune – consiste nella gestione di server e risorse di archiviazione da parte di provider di servizi cloud di terzi, con condivisione dell’hardware assieme ad altre società. I vantaggi di questa sono il costo ridotto, poiché senza l’acquisto di un hardware si pagano solo i servizi usati, e l’assenza di manutenzione da parte dell’utente, in quanto di questa si occupa il provider. Nell’account privato, invece, i servizi vengono sempre gestiti da terzi, ma l’hardware e il software sono dedicati esclusivamente alla singola azienda, la quale può così apportare specifiche modifiche in base alle proprie esigenze, ottenendo in tal modo maggior controllo e sicurezza.
Nonostante molti affermino che la distribuzione di programmi radiofonici attraverso servizi di cloud pubblico sia perfetta per la diffusione dei contenuti attraverso device connessi ad Internet, vi è una domanda fondamentale che necessita di una risposta immediata: è possibile gestire la radio da cloud?
Riflettendo, già molti degli strumenti necessari alla produzione radio sono virtuali, come l’editing e il mixing, che utilizzano tanto le attività IT.
L’unico tasto dolente si rivela essere la latenza di risposta (ovvero il tempo impiegato da un’informazione per andare da un’unità all’altra di un sistema), che rende problematico creare contenuti in tempo reale, a meno che si utilizzi un mix locale a latenza zero.
Vi sono poi ulteriori parametri sui quali basare la propria scelta. Se, ad esempio, si sta già usando un flusso streaming di prima generazione e, allo stesso tempo, la maggior parte dei contenuti arriva da fonti esterne, allora il passaggio a server HTTP basato su cloud potrebbe ridurre i costi dello stream. Potrebbe, invece, rivelarsi poco utile nella situazione opposta, quando cioè la produzione avviene localmente.
Nel caso in cui molte persone della società o agenzia lavorino da remoto, lo switch a strumenti di produzione in cloud si dimostrerebbe una scelta vincente, in quanto – in questo modo – i contenuti sarebbero accessibili ovunque vi sia una connessione Internet.
I servizi in cloud giocheranno, quindi, un ruolo sempre più forte in futuro nell’ambito della comunicazione e dell’intrattenimento, ma la scelta dovrà sempre orientarsi sulla base di specifiche esigenze e dei servizi disponibili. Le radio potranno effettivamente trarne benefici? Per ora il quesito rimane insoluto. (N.S. per NL)