Una notizia buona ed una cattiva. Quella buona è che il medium radiofonico interessa anche agli OTT. Segno che il business continua ad essere appetibile.
Quella cattiva è che, tra i grandi, fino ad ora ad interessarsi del medium radiofonico sono stati i giganti del broadcasting tradizionale ed alcuni importanti gruppi multimediali. Per il resto la radio è sempre stata caratterizzata da player relativamente piccoli. Ora però, con l’arrivo di Netflix Radio, gli equilibri potrebbero cambiare.
E’ vero che la decisione del colosso dello streaming video on demand di presidiare il segmento radiofonico, un’area non certamente tipica, è probabilmente figlia della paura di aver raggiunto un limite fisiologico di crescita sul core target dell’IP Tv, visti i risultati conseguiti nell’ultimo esercizio trimestrale risultati sotto le aspettative, e quindi, paradossalmente, potrebbe essere un segnale di debolezza. Ma la grande N è pur sempre un player dalle dimensioni impressionanti, più grande del maggiore broadcaster mondiale.
Se non altro, gli europei avranno più tempo per organizzarsi per reggere l’onda d’urto, visto che per ora Netflix Radio sarà diffusa solo negli USA e only sat, attraverso una partnership con Sirius XM, leader nel segmento delle radio satellitari a bassa quota.
Nel dettaglio, il primo canale Netflix Radio vedrà un palinsesto H24 di soli contenuti parlati, adv free, costituito da programmi comedy accessibili ai 33 mln di abbonati della piattaforma radiofonica satellitare di Sirius XM, sotto il brand Netflix Joke Radio. Da notare, che si tratta di un matrimonio all’evidenza di convenienza, se si considera che appena sei mesi fa Sirius XM ha acquistato il 16% del maggiore player USA di internet radio, Pandora, perché “le radio terresti non sembrano essere un business in crescita nel lungo termine”.
In ogni caso, quello della grande N non è che il primo passo, considerato che è immaginabile che tale stazione sarà il primo tassello di un brand bouquet multipiattaforma (impensabile che Netflix non presidi anche l’IP, da sempre il carrier essenziale dei suoi contenuti) inevitabilmente destinato a svilupparsi in tutto il mondo sul modello di quello televisivo. (M.L. per NL)