Steve Goldstein, a.d. di Amplifi Media, una delle più importanti società USA di digital audio strategies (di cui abbiamo già dato conto in passato), ha le idee chiare: la radio deve produrre più contenuti originali da collocare nell’area del podcasting, che pure negli Stati Uniti è un business cresciuto fino a pesare $ 250 milioni.
Le potenzialità del podcasting sono enormi, soprattutto se si considera che esso rappresenta un’economia di scala, perché si basa sulla capacità di comunicare con un pubblico già esistente e fidelizzato.
In questo momento si stima che negli USA siano disponibili oltre mezzo milione di podcast, ma solo una piccola parte viene individuata dagli ascoltatori, perché le radio fanno ancora troppo poco per farli conoscere.In un recente seminario sull’argomento, Goldstein ha introdotto il caso di Kiro di Seattle, la cui l’esperta di cross-promotion Rachel Belle va fiera delle performance di Your Last Meal, appuntamento dove la giornalista intervista personaggi celebri a riguardo del loro ultimo pasto (facendo emergere abitudini anche bizzarre).
L’accordo con Kiro è stato raggiunto grazie ad una sponsorizzazione con un cliente locale, che ha garantito non solo la copertura dei costi ma anche un ricavo per la stazione, mentre a Belle viene retrocessa una percentuale sul numero di download conseguiti.
Il successo della trasmissione podcastata è stato così rilevante da aver spinto l’emittente a potenziare l’area dedicata e diverse radio concorrenti a seguirne l’esempio.
Ma se negli USA la maturità per il podcasting sarà raggiunta entro pochi anni, in Italia l’opportunità è di fatto una potenzialità inespressa, che si stima non vada oltre l’1% dell’ascolto radiofonico (quindi un valore risibile).“Eppure sul podcasting si giocherà il futuro della radiofonia, che vedrà una quota rilevante di ascolto derivare dalla ricomposizione di palinsesti da parte dell’utente che attraverso app sempre più evolute genererà un layout informativo o d’intrattenimento su misura (anche quanto a momenti di fruizione)”, commenta Giulia Cozzi, del team Radio 4.0 di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico).
“Senza considerare le possibilità in termini di digital adv e le facilitazioni determinate dall’economia di scala – aggiunge la professionista -. Il podcast è un valore aggiunto notevole ad un costo sostanzialmente nullo. Il problema è che le radio non fanno nulla per incentivarlo”. (E.G. per NL)