John Ellis – fondatore e managing director di Ellis & Associates, già manager Motorola e poi tecnologo globale di Ford, che ha supportato nello sviluppo della piattaforma Sync (il sistema di connettività, informazione e intrattenimento captive Ford, che consente di gestire mediante comando vocale una serie di funzionalità, quali musica, navigatore, chiamate telefoniche in entrata e in uscita e lettura sms) dopo aver contributo alla nascita di SmartDeviceLink, al Carplay di Apple e all’Android Auto di Google – è sicuro: il futuro della radio per come la conosciamo non può prescindere dal controllo del cruscotto dell’auto interconnessa, che è e rimarrà il luogo di maggior fruizione del medium.
Sul punto, Ellis – che concorda con la maggior parte degli operatori sul fatto che il bastone del potere radiofonico passerà dalla gestione della strumentazione in-dash (dotata di display) – ponendosi in scia alla discussione in corso in questi giorni sul terroristico Rapporto Miller sullo stato attuale e sulle prospettive del medium radiofonico si è così espresso al Radio Show di Austin: “I broadcasters vogliono e devono controllare il cruscotto: perderlo sarebbe la loro rovina; la radio deve avere una voce univoca quando si parla di OEM (acronimo di “original equipment manufacturer“, locuzione che non si riferisce a un prodotto finito complesso, come l’automobile, ma a un sistema integrato, come un cruscotto o una centralina, ndr) e di aziende che producono dispositivi in-dash”.
“La radio non ha ancora adottato una politica comune di sviluppo in tale direzione: ci sono iHeartRadio, NextRadio, Radio.com e migliaia di singole applicazioni di stazione (diverso è il caso degli aggregatori, come Tunein, ndr); ma la situazione è eterogenea e confusa, nonostante la radio via IP stia avendo un impatto sulle soluzioni in-dash. – ha spiegato Ellis, concludendo il suo intervento con un esempio illuminante – Il suv della Ford, Expedition, non avrà più un lettore CD, che sarà sostituito con una radio in streaming (IP): è certo che altre case la seguiranno”. Sul fatto che la rivoluzione della radio IP passerà dall’auto a breve anche in Europa, concordano quasi tutti gli esperti, quantomeno per due fattori: il medium è per l’80% fruito in mobilità e dal 2018 i protocolli di sicurezza UE imporranno la vendita di auto interconnesse.
Chiaro che una volta che le automobili saranno connesse al web (per le citate esigenze di sicurezza), lo sfruttamento per altre finalità della connessione IP sarà scontato. Certo, il passaggio dovrà accompagnarsi al verificarsi di alcune condizioni, come le tariffe sostanzialmente flat (cioè con tetti di consumo così elevati – ca. 20/30 GB/mese – da renderli equiparabili, appunto, alle soluzioni veramente flat), annunciate anche in questo caso per l’anno prossimo e una maggior sostenibilità di carico dati della infrastruttura di rete (che certamente avverrà con il 5G e con l’implementantazione del wi-fi gratuito, ma che potrebbe essere conseguita a brevissimo anche con il 4G+, salva l’accelerazione determinata dall’introduzione di nuovi algoritmi di compressione che peraltro risulterebbero già in avanzata fase di studio, come dichiarato da Netflix) e la garanzia di sicurezza dall’hackeraggio della centralina del veicolo. Ma è solo questione di tempo, secondo gli esperti stimabile al massimo entro il 2022.
L’azienda italiana più impegnata sul Car Play è certamente la ferrarese 22HBG, titolare dell’aggregatore FM-World (spin-off dell’omonimo noto portale di informazione tecnica radiofonica), che recentemente ha avviato una stretta collaborazione con Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) insieme ad altre aziende (Beacom, Btonlive, Consulenza Radiofonica, Class Editori) per monitorare e sviluppare la cd. hybrid radio.
Nel video che qui riportiamo, vengono illustrate le potenzialità dell’applicazione di una stazione del bouquet FM-World attraverso lo standard MirrorLink che, coerentemente con il proprio nome, proietta sul display in auto quanto visualizzato dallo schermo dello smartphone.
Quest’ultima è una tecnologia ampiamente diffusa e che, qualora non adottata da un costruttore, può essere implementata mediante alcuni modelli di “autoradio” aftermarket, ad esempio a marchio Pioneer. Sebbene le funzioni supportate varino da device a device e spesso non siano adattate per l’utilizzo durante la guida, tanto da risultare bloccate qualora potenzialmente lesive della sicurezza, il protocollo MirrorLink è comunque molto diffuso in quanto assai semplice, essendo sufficiente collegare via USB il device portatile per replicarne parte dell’operatività in abitacolo. Allo sviluppo delle auto interconnesse sono peraltro dedicati due eventi nel mese di ottobre: uno a Capri (EY Capri Digital Summit 2017) e l’altro a Roma nell’ambito del Web Radio festival promosso da Radiospeaker ed al quale parteciperà anche Consultmedia quale media partner. (E.G. per NL)