Come anticipato 15 giorni fa da questo periodico, è stata costituita ieri la società PER, Player Editori Radio (nome evidentemente mutuato dal TER, Tavolo Editori Radio, la società deputata alla rilevazione degli ascolti radiofonici).
La newco è partecipata interamente da editori radiofonici nazionali e locali. Nel dettaglio, il 70% è suddiviso tra Rai, Radiomediaset, Gedi, Sole 24 Ore, Rtl 102.5, RDS 100, Radio Italia, Radio Kiss Kiss, Radiofreccia (mancano quindi curiosamente Radio Maria e Radio Radicale). Il 30% è invece in capo a due associazioni di categoria delle stazioni areali (Aeranti e FRT-Confindustria Radio Tv).
Player Editori Radio gestirà l’omonimo aggregatore di flussi streaming, al pari di FM World, dell’emergente Replaio, di TuneIn, ecc.
La differenza tra PER e gli altri aggregatori, sta però nell’accordo con il quasi omonimo Radio Player WorldWide (ente che fa riferimento alla BBC) per l’utilizzo su licenza della tecnologia hybrid radio (analoghe licenze sono state rilasciate in Svizzera, Irlanda, Germania, Belgio, Canada, Norvegia e Austria), che consentirà lo sfruttamento pieno della cd. multipiattaforma in auto.
In breve, il sistema consentirà lo switch automatico sul miglior segnale disponibile tra IP, DAB+ e FM, ovviamente previa sincronizzazione audio per evitare ritardi di ascolto nel passaggio da un vettore all’altro. L’obiettivo, evidente, è di gestire il lungo interregno delle varie piattaforme, fino alla definitiva affermazione delle connected car.
PER ospiterà nel proprio bouquet tutte le emittenti FM italiane che fanno riferimento ai suoi soci, nonché le declinazioni digitali delle stesse. Anche se è altamente probabile che l’accesso ai contenuti integrali dei brand bouquet IP (come quello, poderoso, di United Music di Radiomediaset) sia consentito attraverso un link ai medesimi, onde non rendere difficoltosa la consultazione dell’app, che dovrebbe essere disponibile (gratuitamente) per Natale 2019.
PER, in definitiva, ambisce ad essere la risposta degli editori radiofonici agli aggregatori radiofonici indipendenti (TuneIn in testa) che, complice la grave sottovalutazione del fenomeno da parte dei broadcaster, si sono negli ultimi cinque anni consolidati fortemente sia sui dashboard delle auto (con app preinstallate) che sugli smart speaker, dove godono di corsia preferenziale. E’ appunto il caso di TuneIn con Google Home ed Echo di Amazon, che gli assegnano priorità in caso di richiesta di uno specifico contenuto radiofonico con le chiavi di interrogazione più intuitive (“Ehi Google, sintonizza Radio XXX”).
Chiaramente l’obiettivo primario è quello di presidiare l’automotive (ed in particolare le connected car, un mercato che per le case automobilistiche nel 2025 varrà 270 miliardi di euro), dove si concentra l’80% dell’ascolto radiofonico. Area da tempo pericolosamente assediata da Spotify ed altri servizi di streaming on demand con app preinstallate in accordo con le case produttrici delle vetture.
Ma Lorenzo Suraci, editore di RTL 102.5 e presidente nella newco Player Editori Radio srl, confermando le dichiarazioni rilasciate qualche mese fa a questo periodico, ribadisce che anche le altre piattaforme IP sono nel target dell’aggregatore PER, che sarà presente anche negli “assistenti vocali, smart tv, speaker wifi, smart watch, tablet, personal computer e naturalmente lo smartphone. Gli attuali 34 milioni di ascoltatori giornalieri della Radio avranno un accesso più rapido, semplice e innovativo all’universo dello streaming audio e dell’offerta on demand, ai podcast, ai contenuti off line, ai video nativi delle emittenti”.
“E’ un progetto strategico che prepariamo da tempo – sottolinea Suraci – perché siamo convinti che la Radio sia una risorsa potente ma anche un patrimonio prezioso da difendere tutti insieme. Ed è un’operazione rivolta anzitutto all’ascoltatore che ci segue ogni giorno, e che potrà accedere all’immensa varietà della nostra offerta ovunque si trovi, con ogni strumento. Senza algoritmi, senza filtri, senza intromissioni, senza abbonamenti. Puntiamo a completare la nuova piattaforma comune in tempi brevi, perché la Radio è un bene comune e come tale vive e si sviluppa”.
Improbabile tuttavia che la disponibilità di un aggregatore captive spinga le principali emittenti ad abbandonare altre piattaforme aggregatrici consolidate, come la citata TuneIn, ancorché ritenute fonti di drenaggio di pubblicità (digital audio) senza retrocessione ai fornitori di contenuti. Sarebbe un autogol, vista la fortissima affermazione ormai conseguita dalle stesse.
D’altra parte, per la radiofonia chiudersi in un recinto elitario sarebbe un errore strategico pericolosissimo in un momento in cui la tendenza è quella di essere presenti sul maggior numero di piattaforme possibile, contemporaneamente ed incondizionatamente, considerata la progressiva ed inarrestabile frammentazione dell’ascolto sui vari device. In altri termini, per favorire una propria piena affermazione, il PER dovrebbe rendersi un sistema aperto non solo alla totalità del broadcasting (italiano) – come peraltro dichiarato negli intenti -, ma anche a soggetti esterni al relativo alveo che, garantendo contenuti di qualità, potrebbero contribuire a valorizzarlo rafforzandone l’offerta.
Il Consiglio di amministrazione del PER è così composto: presidente Lorenzo Suraci; direttore Michele Gulinucci; consiglieri: Elena Capparelli, Alessia Caricato, Stefano Ciccotti, Francesco Dini, Eugenio La Teana, Alberto Mazzocco, Massimiliano Montefusco, Marco Montrone, Antonio Niespolo, Carlo Ottino, Marco Rossignoli, Pierpaolo Salvaderi, Roberto Sergio, Federico Silvestri, Pasquale Straziota, Mario Volanti e Mario Volo. (E.G. per NL)