Il CES (International Consumer Electronics Show) di Las Vegas, evento annuale dedicato a tech-trend e start up del settore tecnologico, inizierà il 9 gennaio e per quattro giorni mostrerà le principali novità dell’elettronica di consumo a livello internazionale.
Nell’ultimo lustro il settore automobilistico si è ritagliato uno spicchio importante al Salone espositivo. Soltanto pochi anni fa erano state presentate le automobili senza conducente; oggi si cercano compromessi tra le ultime novità sulle connected cars e le esigenze della città (proiettate sempre più verso la dimensione smart).
Il sistema community-based parking, ad esempio, che grazie alla connessione in rete permetterà di trovare uno spazio di sosta, sarà una delle soluzioni proposte da Bosch: uno dei problemi quotidiani delle zone residenziali viene risolto con l’ausilio dei dati in tempo reale e una mappa digitale che consentono di individuare gli spazi vuoti e le relative misure. La società tedesca ha sviluppato anche un’applicazione che dialoga con il dashboard tramite la quale il parcheggio avviene senza l’intervento manuale dell’utente. Il parcheggio intelligente e automatico, in altri termini, con le auto connesse non è più un’utopia.
Un’altra idea originale della Bosch, a dire il vero ancora in fase di sviluppo anche se il progetto verrà presentato comunque a Las Vegas, è quella dello smart mobility center BePart. Se verrà realizzata (in questo senso saranno importanti anche gli accordi con gli enti pubblici) eviterà code e ingorghi deviando il traffico con comunicazioni che gli utenti visualizzeranno sul cruscotto. I guidatori riceveranno tutte le indicazioni necessarie in tempo reale dalle autorità locali per cambiare il proprio itinerario. Tutti i servizi di viabilità, dell’infotainment alla navigazione e alla climatizzazione, nelle connected cars del marchio tedesco (che promette già concept cars con HMI-Human Machine Interface all’avanguardia) saranno predisposti con comando vocale o touch screen in modo da migliorare la fruizione dei servizi digitali offerti dalla connessione di bordo.
La General Motors, invece, punterà tutto sul sistema OnStar che interagendo con il driver on boarding non solo amplierà le prospettive per l’advertising ma aprirà anche nuovi scenari per quanto riguarda la sicurezza. Il Protective maintenance alerts system analizza le abitudini di guida del conducente e invia messaggi vocali e scritti ogni qual volta riscontra anomalie o problemi interni al veicolo.
Il Nevada è anche la destinazione finale del tour mondiale “Intelligent World Drive”, il progetto Mercedes-Benz che ha raccolto informazioni sulla circolazione stradale nei cinque continenti. Anche grazie a questi dati il marchio di Stoccarda potrà presentare in anteprima la MBUX (Mercedes-Benz User Experience), un’originale tecnologia basata sull’intelligenza artificiale che sarà in dotazione alle compatte prodotte dalla casa tedesca a partire da quest’anno.
Ma, naturalmente, tra i servizi che faranno ingresso sulle auto interconnesse vi saranno anche i contributi audio-video domiciliati sul web.
La radio, in particolare, che ha all’interno dell’abitacolo l’88% della sua audience (in crescita rispetto all’80% di qualche anno fa), guarda con grandissima attenzione allo sviluppo dell’interconnessione automobilistica.
Nonostante la portata della questione, ancora poche sono però le certezze a riguardo del futuro del car-play.
Una di queste è certamente il futuro ibrido per almeno 10-15 anni, durata convenzionale delle diffusioni via etere (analogiche e digitali) prima del passaggio all’only-IP. In questo lungo periodo i tre vettori (FM/AM, DAB+/HD Radio, IP) dovranno convivere. Il problema, pertanto, è di far dialogare le piattaforme consentendo un interscambio. Problema di modesta entità per quanto riguarda FM e DAB+, ma molto più rilevante per l’IP stante la differente latenza del live streaming. Non saranno invece un ostacolo i costi di connessione (posto che, come da noi previsto oltre un anno fa, entro il 2018 tutte le compagnie avranno offerte low cost per pacchetti di almeno 30 GB, che corrispondono sostanzialmente a tariffe flat), né per lo sviluppo delle reti, visto che tutte le telco stanno allestendo upgrade per il 4,5G o l’uplink & downlink decoupling, propedeutici al 5G (che andrà in roll-out entro il 2025). Maggiori difficoltà invece risiedono nelle contemporaneità: allo stato attuale per sostenere un numero elevato (oltre un 1.000.000) di accessi streaming contemporanei occorrono soluzioni “in serie” ancora molto costose. Anche in questo caso, tuttavia, dovrebbe presto fare la comparsa un algoritmo che consentirà la moltiplicazione x 1000 dei tetti di connessioni contemporanei odierni a parità di costo.Ma il nodo cruciale saranno gli aggregatori: è ovviamente impensabile che sul dashboard delle auto (così come sugli smartphone) compaiano le icone delle singole stazioni, cosicché è indispensabile prevedere dei collettori che riuniscano, organizzino e cataloghino i flussi streaming.
La presenza sui singoli aggregatori che ogni casa automobilistica inserirà di serie potrà fare la differenza (tra essere ascoltati o meno dagli automobilisti delle specifiche singole marche).
E’ ovviamente esclusa la possibilità che sia inibita l’installazione di aggregatori non di serie, perché ciò subirebbe l’immediata censura da parte dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato; ma non va sottovalutata la complessità dell’operazione che potrebbe demotivare gli automobilisti, facendogli preferire l’utilizzo di quelli preinstallati.Ecco allora che le emittenti dovranno decidere se coltivare relazioni coi gli aggregatori indipendenti (come TuneIn, My Tuner o l’italiana FM World) o realizzarne di propri (magari in forma consortile) favorendone l’installazione da parte delle case (come ha fatto l’americana iHeart, col proprio mux captive).
Infine, la presenza sugli aggregatori consentirà l’accesso ai singoli brand bouquet dei vari gruppi, incentivando il consolidamento ulteriore dei marchi più noti, con rischi elevati di ghettizzazione per i player minori.(M.R. per NL)