L’Italia dello spettacolo esulta: Fiorello farà la radio su Facebook! Consigliamo cautela e non per il primo motivo che affiora.
Ci vogliono meno di cinque minuti, ma se la fretta è ingrediente base in questo momento, la frase riassuntiva è questa: impossibile che l’obiettivo di un editore possa mai essere quello di perdere completamente il controllo del proprio lavoro per affidarlo a Facebook.
Iniziamo a diradare la nebbia. Facebook ha già lanciato lo scorso anno il suo servizio Live Audio che ha visto partecipi BBC World Service, LBC e Harper Collins, ma questi sono stati finanziati direttamente da Facebook. Da qui s’intuisce fra le altre cose che i partner sono media che si occupano di notizie e di libri. Solo che per lanciarlo in Italia hanno invitato la persona che più di tutte poteva catalizzare l’attenzione: Fiorello. E farlo diventare non uno sterile comunicato stampa ma un piccolo evento per annunciare che Live Audio arriva anche in Italia. E lasciare intendere che tutti gli utenti potranno usarlo per postare le proprie note audio. Un po’ come dire che Facebook permette a tutti di pubblicare post dai contenuti video. Esattamente.
Quindi Live Audio funzionerà esattamente come Live Video solo senza immagini? Di nuovo, esattamente. E qui iniziano i “però”. Innanzitutto: Facebook quindi diventa radio lanciando questa nuova funzione? No, Facebook (come gli altri OTT) non produce contenuti e per il momento non ne ha alcuna intenzione. Semmai il social network lavora per far produrre contenuti al suo interno. Differenza che appare sottile ma che non lo è per niente.
Insomma, detta in maniera semplice Facebook è qualcosa che vuole tenere la gente al suo interno il più a lungo possibile. Ha iniziato con i commenti e le reazioni, le menzioni, poi è passato al video in movimento a cui ha aggiunto la funzione di sottotitolazione, si è comprato Whatsapp e Instagram, ha inserito il mercatino (Marketplace), proporrà di effettuare scambi commerciali attraverso Messenger e adesso punta a quel che resta ancora fuori dal suo raggio: i contenuti audio.
Non perché i podcast (almeno negli Stati Uniti) siano in forte ascesa, ma perché nella sua architettura dell’informazione questo era qualcosa che ancora gli mancava.
Cosa può significare questo per tutti quelli che si occupano di distribuire contenuti radiofonici? La domanda può sembrare banale, ma è insidiosa. Innanzitutto al momento Facebook non ha per niente coperto quella parte che riguarda i diritti di copyright del materiale che ospita e si difende rimettendo al mittente la proprietà dei contenuti che sono veicolati. Da qui iniziamo a escludere – per chi dovesse essere interessato – l’entusiasmo di essere in diretta radio in FM, su pc, su telefono, sulla TV e pure su Facebook. Salvo che non si trasmettano solo contenuti che non hanno a che vedere con il diritto d’autore.
Lo scopo di Facebook è di monetizzare con i contributi di chi paga la piattaforma per “far vedere il tuo contenuto a 5000 persone con 3 Euro”, non dimentichiamolo mai. Tenendo ben presente questo, immaginiamo di prepararci alla nostra bella trasmissione radiofonica con tanto di playlist (che stracciamo, perché il video sarebbe bloccato e nel peggiore dei casi anche la pagina sarebbe penalizzata con tutto il lavoro e i soldi in advertising che si sono spesi per portarla ai suoi fatidici x-mila like). Si resta da soli con la voce.
Ecco. La voce. Quindi Live Audio diventa perfetto quando ci sono le classiche “breaking news” dove il reporter può immediatamente dar conto a tutti i follower della testata per la quale lavora – in tempo reale – di ciò che sta accadendo. Live Audio può essere uno strumento per i giornalisti che svolgono una relazione come testimoni della cronaca tra la realtà vissuta sul posto e chi li segue passivamente da un monitor. Live Audio può essere uno strumento bellissimo per le “interviste al volo” ad esempio al termine di un incontro sportivo e via di questo passo. Ha senso per una realtà radiofonica oppure meglio è chiamare direttamente la radio e farsi “passare in diretta”? Ecco.
Live Audio sarà il mezzo con il quale le radio aumenteranno la loro presenza su Facebook? Non sembra essere questo lo strumento adatto, a meno di non creare contenuti dedicati e interessanti per il proprio pubblico diversi da quelli che sono fruibili altrove, esclusivi per questo strumento, adesi e coerenti con il linguaggio dello strumento. E altrettanto, in tutta onestà, bisognerebbe pensare a una “exit strategy” da queste meccaniche non soltanto per le radio, ma per tutti quelli che vivono di comunicazione.
S’inizierebbe a percepire il “like” come irrilevante (quanti “like” e quanti clic sul post? Prova a vedere, ci sono numeri sorprendenti) rispetto a un commento di un utente (al quale rispondere) o rispetto a un accesso al proprio streaming di una persona che ti ha cercato, trovato, e adesso ti sta regalando il suo tempo. E a questo punto pensa a quanto tempo questa persona ti può regalare stando su Facebook, esclusivamente sul tuo contenuto, mentre piovono notifiche ovunque.
Diciamolo in modo definitivo: Facebook è un social network, dove si creano e mantengono relazioni. Non è una piattaforma distributiva di contenuti già presenti altrove.
Facebook è qualcosa di veramente più complesso di come lo intendiamo e utilizziamo comunemente e ha un carattere particolare: non gli piacciono le azioni che portano qualcuno a lasciare il suo giardino per andare da altre parti (vedi seguire un link, tanto che si incorpora anche i video di YouTube pur di tenerti all’interno della sua muraglia blu) perché deve soddisfare i suoi inserzionisti. Per questo non è necessariamente un amico. E per questo dobbiamo sempre ricordarci che una volta pubblicato qualcosa da o su Facebook, questo contenuto è di Facebook e non è più nostro, non è più possibile per noi controllarlo.
Quale editore, fiero della propria creatura, la affiderebbe in toto a Mark Zuckerberg? Riflettiamoci un attimo prima di prendere immediatamente questo treno appena annunciato ma che non sappiamo ancora quando e in quale modo potrà essere utilizzato: al momento si tratta in sostanza di note audio (che possono durare fino a 4 ore, comunque) e che dovranno misurarsi con la folla di Facebook. Non una cosa da poco.
Ah, già, si parlava di Fiorello. L’idea non è per niente male, forse in Italia è la persona che più di tutti può prendere questo toro per le corna e restituire qualcosa d’interessante, anche se non si tratta – scriviamolo chiaramente – di una rivoluzione né di una radio. Aspettiamo notizie ammesso che non sia stata una toccata e fuga come il suo “Alzabandiera” su Instagram. In bocca al lupo, Fiore! (F.N. per NL)