Brand e bouquet, due termini importantissimi in ambiente digital. Il primo è destinato ad assumere un valore sempre maggiore in quanto, a parità di potenzialità di distribuzione dei contenuti (il web annienterà o quasi le rendite di posizione tipiche della veicolazione via etere, che presuppone un valore aggiunto variabile in funzione della distribuzione del segnale e quindi del raggiungimento dell’utenza) la differenza la fanno essenzialmente questi ultimi e la forza del marchio che li contraddistingue.
Il secondo, in ambito radio e tv (ma in verità non solo), è una conseguenza del primo: se si dispone di un marchio fortissimo, le logiche di digital marketing ne impongono il massimo sfruttamento declinandolo in direttrici secondarie. Nell’ambito della cd. radio 4.0, ciò si traduce nella realizzazione di prodotti tematici caratterizzati dal supporto del logo principale.
Il brand bouquet è quindi un mux digitale (di norma IP, ma qualche volta sat o, seppur in casi rarissimi, DTT) che racchiude radio (o tv) tematiche caratterizzate dalla declinazione del marchio principale.
I gruppi pionieri in tal senso sono stati Sky (con Sky Music sul sat nel 2006, realizzato da Gianluca Costella), Elemedia (GEDI, ex L’Espresso, sul sito Deejay.it e multiapp, anch’esso realizzato da Costella) e Finelco, ora Radiomediaset, il cui a.d. Paolo Salvaderi ha dichiarato a questo periodico un importante impegno per il 2018 in tale direzione.
Anche RAI ha mostrato grande interesse verso il brand bouquet IP, nell’ambito della piattaforma RaiPlay Radio e una tendenza in nuce va registrata anche per Radio Italia.
Tuttavia, la prima emittente ad aver innovato il brand bouquet sul piano tecnologico attraverso la cd. multiapp, è la romana Radio Radio, una delle stazioni più impegnate sulla multipiattaforma (è stata tra le prime a sperimentare il DAB negli anni ’90 ed è presente, oltre che in FM nel centro Italia, anche sul sat, sul DTT – ha fatto l’ingresso in Lombardia in questi giorni – e, appunto, su IP).
La multiapp dell’emittente di Fabio Duranti consente di gestire (appunto con una sola app) l’intero brand-bouquet della stazione (5 stazioni audio + il canale Radio Radio Tv), con un layout rètro molto gradevole ed un utilizzo intuitivo e pratico.La multiapp di Radio Radio è stata realizzata da 22HBG, la società che ha realizzato l’aggregatore italiano FM World, il collettore di flussi streaming radio più diffuso in Italia insieme all’americano TuneIn.
Ne parliamo con Aimé Diatta, VP of Engineering & Project Manager di 22HBG, che ci spiega che la mission è quella “di accompagnare la radio nell’era digitale (multipiattaforma o ibrida), mettendo a disposizione l’esperienza e il know-how in un bouquet di servizi che, interfacciati tra loro, faranno aumentare il valore del brand. Oggi non basta più pensare al solo segnale FM o alla semplice app, si può e si deve puntare con convinzione e preparazione a nuovi mercati che producono numeri importanti ma soprattutto certificati; numeri che poi possono essere venduti”.
(Domanda) Il brand sarà quindi uno dei punti di snodi della Radio 4.0?
(Risposta) “La creazione di canali tematici in streaming permette di rafforzare il brand della radio, offrendo al pubblico una proposta maggiore (musicale o di contenuti) con la possibilità di raggiungere anche un target diverso da quello proposto per il canale principale. Possono essere canali monetizzabili (pubblicità preloading, o flussi in-store ) o
totalmente gratuiti”.
(D) C’è molta richiesta sulle multiapp?
(R) “Sì, sono molti i casi di Radio o gruppi editoriali che si stanno muovendo in questa direzione. Come detto, nel caso di Radio Radio si offre la possibilità di ascoltare 4 ulteriori flussi musicali rispetto a quello principale oltre alla tv. Il concetto nei confronti dell’ascoltatore è: se non ti riesco a catturare con il mio canale tradizionale (FM), piuttosto di farti andare altrove, ti propongo altro facendoti rimanere”.
(D) 22HBG ha acquisito una notevole esperienza in tema di progetti importanti…
(R) “A differenza di altri che usano framework per sviluppare le loro app, noi impieghiamo il linguaggio nativo per evitare di appesantire o abbassare le prestazioni del dispositivo. Questo dà tutta una serie di vantaggi: ad esempio si può ad accedere a “tutte” le funzionalità del device (foto, notifiche push, giusto per citarne alcune) e questo rende l’app più veloce. In un’ottica di applicazione che basa le sue performance sulle caratteristiche del dispositivo in termini di prestazione è importante non saturare le risorse impegnandole per fare altre operazioni non necessarie. Poi, in termini di tempo e budget, ci vuole molto di più per un’app nativa; però così si realizza un’user experience molto più elevata. In termini di brand reputation è una cosa da non sottovalutare”;
(D) Un’expertise che fa la differenza…
(R) “Sì, ecco perché con Radio 24, Radio Radio o NBC Milano abbiamo raggiunto questo livello di servizi offerti, cioè raggruppare così tante funzionalità (podcast, live video, stream, notifiche, ecc.) senza alterare il livello di prestazione del dispositivo. Possiamo offrire un bouquet di servizi di qualità (inteso come soluzioni per chi vuole un’app dove fare podcast, streaming ottimizzando banda e batteria) a quei soggetti che si vogliono affacciare alla Radio 4.0 senza dover fare ricerca e sviluppo da zero. Ma sopratutto dare una serie di servizi che permetta loro di monetizzare l’investimento che stanno facendo per aumentare la diffusione del loro brand bouquet. D’altra parte, riusciamo ad offrire già un servizio di generazione podcast automatizzato; la gestione notifiche push (sulle app che non sono native questo non è possibile ad esempio); la gestione chat o messaggistica con la radio; gli avvisi o allarmi quando sta per iniziare il programma preferito (ad es. la sveglia); i live video”.
(D) Il sistema prevede una nuova idea di info-entrainment.
(R) “Sì, con un dito o un comando vocale saremo in grado di divertirci, condividere e imparare viaggiando anche se con disabilità e non con conoscenze tecnologicamente avanzate. Il tutto semplicemente accedendo alla community della Radio“.(D) L’humus ideale per le connected car….
(R). “Sì. Pensiamo ad una piattaforma ibrida dedicata all’ascolto di contenuti (programmi) in diretta: tramite una configurazione iniziale (primo accesso) della funzionalità, vengono chiesti all’utente i primi parametri da cui partire per la scelta dei contenuti da proporre: sesso , programmi preferiti e genere musicale. Poi, durante l’ascolto, un algoritmo aggiorna le preferenze in base alla durata di ascolto e alle variazioni di volume: l’ascolto avverrà tramite tutti i mezzi disponibili in quel momento cambiando automaticamente
streaming. Tutte queste informazioni vengono registrate all’interno dell’account relativo alla community e condivisibili tra gli utenti. I contenuti proposti possono essere gestiti dall’utente secondo due modalità: automatico (l’autoradio cambia automaticamente stazione avviando la ricerca tra i contenuti disponibili scelti in precedenza); manuale (l’autoradio propone il prossimo contenuto da ascoltare ma lascia decidere all’utente se cambiare)”.
(D) nel caso di Radio Radio, l’app brand bouquet prevede il flusso per la tv: ciò comporta un consumo di banda rilevante per l’utente?(R) “In realtà in quel caso, non abbiamo gestito la parte di erogazione del flusso video. lo ha gestito il cliente direttamente con un fornitore di sua scelta, ma il costo dipende molto dalla qualità video che si mette a disposizione dell’utente. Stiamo valutando se ci conviene fare accordi specifici con operatori telefonici per agevolare gli utenti mentre usufruiscono di questo tipo di servizio. Diciamo che è un work in progress…“.
(D) Un’app brand bouquet necessita di una “manutenzione” ordinaria, cioè un service di assistenza costante da 22HBG o in genere una volta realizzata il ruolo di quest’ultima si esaurisce?
(R) “Si, ,come tutte le soluzioni legate al mondo digitale va aggiornata per evitare che la soluzione diventi obsoleta. Rilasciano una versione di iOS ad esempio, potenzialmente, va aggiornata la soluzione”.
(D) C’è un limite massimo di flussi streaming convogliabili (cioè di emittenti che compongono il bouquet)?
(R) “No.. potenzialmente i flussi possono essere infiniti”. (E.G. per NL)