Più volte abbiamo parlato su queste pagine del complesso rapporto tra Radio ed aggregatori (indipendenti) di flussi streaming radiofonici, come TuneIn, MyTuner, vTuner e, per citare il principale player italiano, FM World. Ora però il rapporto è diventato triangolare, con l’ingresso nella relazione degli smart speaker.
Partiamo dall’inizio: la difficoltà nella convivenza tra Radio e collettori terzi di contenuti radiofonici è da riassumere nel fatto che il business di questi ultimi, al pari di quello degli aggregatori di news (Google News in testa), è costituito principalmente dalla pubblicità digitale (di norma pre-roll, cioè il messaggio audio o i banner che si ascoltano e vedono quando si avvia l’app) e dai big data, cioè le informazioni raccolte sulle abitudini di ascolto degli utenti che poi vengono commercializzate a vario titolo. In altri termini, esattamente i medesimi target commerciali e strategici degli editori radiofonici, che, conseguentemente, contestano a TuneIn & C. di fare soldi con contenuti altrui.
Accusa respinta al mittente dagli aggregatori, che oppongono agli editori di svolgere, gratuitamente, il ruolo di vettori.
In sostanza un rapporto simbiotico, ma che recentemente si è complicato per via di un terzo player altrettanto importante per entrambi: gli smart speaker, gli altoparlanti intelligenti come Google Home ed Amazon Echo (assistente Alexa) che si sono candidati quali successori dei ricevitori FM/AM casalinghi (e negli USA hanno già conseguito tale obiettivo, essendo presenti nel 40% delle case).
Nell’indoor, infatti, gli smart speaker stanno diventando, insieme ai tv, i maggiori dispensatori di musica.
Ma, fuori dal caso delle poche stazioni ancora dotate di skill (per Echo di Amazon) ed action (per Google Home), per fruire di contenuti radiofonici attraverso gli smart speaker occorre passare da aggregatori di flussi streaming. Ed il colosso USA TuneIn ha definito accordi con entrambi gli OTT degli altoparlanti intelligenti, godendo pertanto di una corsia preferenziale che gli consente di essere la prima risposta fornita agli utenti dall’altoparlante.Una decisione che non è stata presa bene da altri collettori affermati. Ma anche dagli utenti.
Un caso emblematico è rappresentato da quanto accaduto nei mesi scorsi dagli utilizzatori dei sistemi Bose SoundTouch: l’azienda produttrice dei noti smart speaker di alta qualità audio ha infatti cambiato il servizio cui si appoggia per fornire lo streaming radiofonico, sostituendo con TuneIn il precedente vTuner, aggregatore USA impiegato frequentemente per Networked Audio, Smart TV & Home Video, Mobile & Tablet, Automotive, PC, Cloud Music e Game Consoles, forte di numerose partnership (cfr. elenco sotto).La decisione ha determinato una vera e propria sommossa degli utenti sul forum della Bose, lamentando la presenza su TuneIn di un catalogo di emittenti più ristretto rispetto a quello di vTuner, che esclude moltissime radio locali, ma anche la presenza di un buffer notevolmente più esteso (rilevante soprattutto in presenza di diffusione live di eventi sportivi) e di una minore qualità sonora (che per gli acquirenti Bose non è cosa da poco), anche se dal lancio del servizio con il nuovo aggregatore l’azienda ha aggiornato due volte il software per ovviare a questi ultimi due problemi.
Resta però irrisolto l’ostacolo del catalogo delle radio e pertanto Bose si è fatta parte diligente per stimolare TuneIn ad inserire le emittenti non più presenti o, più semplicemente, consentendo da parte dell’utente l’inserimento sui suoi smart speaker dell’URL relativo al flusso streaming della stazione assente dall’aggregatore.
E’ comunque altamente probabile che presto i principali aggregatori antagonisti di TuneIn premano sulle autorità Antitrust nazionali per imporre ai produttori di smart speaker (così come delle auto interconnesse) di consentire l’iniziale libera scelta dell’utente sull’aggregatore preferito. Anche se la soluzione della skill e dell’action personalizzata rimane la strada preferenziale per ogni editore radio. (E.G. per NL)