Radio. 2^ parte intervista a Costella: IA è chance. Meglio preoccuparsi dello streaming on demand per non fare la fine della tv con Netflix

Costella, Lualdi

Costella: Non bisogna temere l’intelligenza artificiale. Porterà innovazioni molto interessanti, anche se qualche professione potrà subire contraccolpi.
Elemento dirompente nato in questi anni è lo streaming on demand; le auto sono connesse e si è rapidamente aperto un mondo pronto a idee innovative. Se questa opportunità fa trovare impreparati gli editori, può procurare gli stessi guai che Netflix ha causato al mondo della tv lineare.
Nel nostro paese, soprattutto in ambito locale, la struttura artistica dell’emittente è ancora il nocciolo della questione. Occorre imboccare una strada precisa e chi lo ha fatto ha ottenuto velocemente risultati tangibili.
Ci sono stazioni locali con copertura regionale che grazie ad un formato ben delineato ottengono ascolti più che dignitosi e reti pluriregionali che, tendendo a scimmiottare le grandi stazioni nazionali, passano nell’anonimato, raccogliendo così ascolti poco significativi. Gli editori che posseggono queste emittenti hanno una capacità finanziaria personale notevole e si possono permettere il “giocattolo”.
Una cosa che non sopporto più è radio whatsapp, dove il conduttore rimane intrappolato nel concetto “noi mettiamo la musica, voi fateci sapere cosa state facendo”. Anche basta!
I giovani apprezzano la musica vintage perché scoprono i suoni che hanno generato le correnti musicali attuali e questa cosa li stupisce.

2^ parte

Nella seconda parte dell’intervista a Gianluca Costella (qui per leggere la prima parte) – a sinistra nella foto, col direttore di questo periodico, Massimo Lualdi – responsabile dei canali digitali di Deejay, Capital ed m2o, del gruppo GEDI, affrontiamo altri temi attualissimi (e spinosi) del sistema radiofonico italiano: l’applicazione dell’intelligenza artificiale, i software di programmazione, la radio di flusso, la radio di programmi, il formato ambiente.
Con qualche punzecchiatura, come le radio giocattolo a dimensione interregionale…

L’intelligenza artificiale non va temuta

(Newslinet) – L’intelligenza artificiale è veramente un pericolo per gli operatori radiofonici?
(Gianluca Costella) – Non bisogna temere l’intelligenza artificiale. Ovvio che in alcuni settori qualche scossone ci sarà; ma, in linea di massima, penso che la AI potrà portare delle innovazioni molto interessanti alle stazioni radio. E anche qui, magari, qualche posizione lavorativa andrà piano piano a diminuire, anche se non credo scomparire. Ma certamente si creeranno nuove professionalità.

I cambiamenti sono fisiologici

Posso testimoniare che ci sono ragazzi molto giovani che mi chiedono in radio di saperne di più, di conoscere le potenzialità della IA, di entrare nel suo meccanismo perché rappresenta il futuro.
Quindi non bisogna avere paura delle nuove tecnologie, dei nuovi software: è come se avessimo temuto lo switch-off dei canali televisivi da analogico a digitale, il telespettatore ha goduto di un’offerta più ampia generando indirettamente nuove opportunità professionali.

Falso e scriteriato

Da 44 anni mi occupo di radio, ho vissuto l’evoluzione del mezzo: ricordo quando è arrivato Selector, il software di programmazione musicale. Il pensiero comune che si percepiva negli uffici musica delle stazioni era: “Ora con il computer faranno a meno dei programmatori musicali”. Nulla di più falso e scriteriato.

Software funzionale

Questi software sono funzionali al programmatore che è fondamentale perché sceglie la musica, le strategie di programmazione, decide cosa mandare in onda, disegna il clock musicale. Quindi il software permette di ottimizzare e gestire ciò che la head of music desidera con i giusti pesi e la corretta onda armonica.

Contro la monotonia

La AI solleverà alcuni operatori da lavori molto monotoni magari e poco interessanti.
E’ chiaro che bisogna stare al passo e intercettare anche nuovi spazi per avviare figure professionali più innovative. E’ un’opportunità straordinaria, che non va assolutamente temuta; anzi, consiglio ai giovani di approfondirla e cavalcarla.

Formati ambiente

(NL) – Radio di flusso, radio di programmi, formati ambiente. Cosa ne pensi?
(Gianluca Costella) – Innanzitutto il cosiddetto formato ambiente si applica sia alla radio di flusso che a quella di programmi – personality radio. Ma nel nostro paese, soprattutto in ambito locale, la struttura artistica dell’emittente è ancora il nocciolo della questione.

Strade precise da percorrere

Occorre imboccare una strada precisa e chi lo ha fatto ha ottenuto velocemente risultati tangibili. Ci sono stazioni locali con copertura regionale che grazie ad un formato ben delineato ottengono ascolti più che dignitosi e reti pluriregionali che, tendendo a scimmiottare le grandi stazioni nazionali, passano nell’anonimato, raccogliendo ascolti poco significativi.

Giocattoli

E’ un dato che dovrebbe fare riflettere, probabilmente. Gli editori che posseggono queste emittenti hanno una capacità finanziaria personale notevole e si possono permettere il “giocattolo”.

Territori vergini

E pensare che sulla Fm analogica ci sono ancora formati sorprendentemente scoperti oppure presidiati unicamente in alcune regioni, che potrebbero essere proposti ottenendo successo.

I tempi cambiano

I tempi cambiano anche nel nostro paese e le eccezioni trovano spazio nei palinsesti: in una stazione di flusso come m2o i momenti del drive time vengono occupati da show che danno libertà assoluta ai conduttori.

Albertino Everyday

E’ il caso di “Albertino Everyday”, dove la maestria di Alberto e del suo gruppo hanno ovviamente campo libero, e del “Il Morning Show di m2o” dove Walter Pizzulli si è inventato un’interazione dirompente tra radio e pubblico.

Se questo non è flusso….

Tra i talent che compongono il palinsesto di Deejay nel periodo estivo trova spazio “Notorious” il programma di Francesco Quarna che propone un flow musicale con interventi parlati ogni due pezzi. Se questo non è flusso…

No a radio whatsapp

Una cosa che non sopporto più è radio whatsapp, dove il conduttore rimane intrappolato nel concetto “noi mettiamo la musica, voi fateci sapere cosa state facendo”. Anche basta!

Età anagrafica ed età percepita

(NL) – L’ascoltatore radiofonico ha un’età media di 57 anni: cosa si aspetta da una radio?
(Gianluca Costella) – Una radio che segue il suo gusto, abitudini, il suo “essere adulto” che non necessariamente rispecchia l’età anagrafica. E che si pone anche come farm di contenuti.

Non è detto che l’adulto voglia solo ricordarsi di quando era giovane

Non è detto che una persona adulta desideri unicamente sentire le cose che appartengono al suo passato, che indubbiamente apprezza perché rievocano ricordi ed emozioni.

Target allargato

La conferma di ciò la ricaviamo dai dati d’ascolto di emittenti dal formato percepito molto giovane che godono di un target che amo definire “allargato”.

Il re-start di m20

Quando siamo partiti con la m2o diretta da Albertino, re-start che mi ha visto protagonista in prima linea, abbiamo notato da subito un notevole apprezzamento non solo dai ragazzi “under 35” ma anche dal pubblico dei cinquantenni che si sentono più giovani e apprezzano la buona musica “rhythmic”.

Stazioni oldies che piacciono ai giovani

Questo discorso si ribalta per le stazioni dal formato oldies. I giovani apprezzano la musica vintage perché scoprono i suoni che hanno generato le correnti musicali attuali e questa cosa li stupisce.

Costella: Spotify come Netflix

Elemento dirompente nato in questi anni è lo streaming on demand, le auto sono connesse e si è rapidamente aperto un mondo pronto a idee innovative. Se questa opportunità fa trovare impreparati gli editori può procurare gli stessi guai che Netflix ha causato al mondo della tv lineare, tanto è vero che i grossi broadcaster televisivi hanno avviato progetti on demand.

Podcast

Nel mondo radiofonico Gedi ha avviato OnePodcast, struttura che produce podcast e che esiste da due anni con risultati straordinari.

Radio Deejay, Capital, m2o

Radio Deejay, Capital, m2o sono una farm di contenuti straordinaria. Sono tre stazioni che hanno artisti di altissimo livello all’interno e quindi si è pensato di utilizzare alcuni di questi talenti in modalità non lineare.

Stazioni verticali complementari a quelle principali

Ci si è mossi molto bene in questo senso, sia con le stazioni musicali verticali digitali, complementari alle stazioni principali, che con podcast di grande successo. (M.R. per NL)

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