Questo articolo era pronto per la pubblicazione (con un titolo ed un contenuto diversi) per le 13 del 11/01/2024, quando era ormai chiaro che la pubblicazione dei dati (sommari) dell’indagine sull’ascolto radiofonico TER 2023, relativi al secondo semestre 2023 e di conseguenza all’intera annualità dello scorso anno, non avrebbe avuto luogo.
Una fonte generalmente affidabile ci aveva però assicurato che la pubblicazione sarebbe comunque avvenuta nella giornata (di ieri).
Allo stesso tempo, però, un’altra, proveniente da uno dei maggiori gruppi editoriali italiani, smentiva la somministrazione dei risultati, assicurando che i dati non sarebbero stati resi pubblici il 11/01/2024.
A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina
Data la delicata situazione del TER, al centro negli ultimi anni di durissime polemiche che hanno condotto addirittura ad una prescrizione di Agcom sulle modifiche strutturali (compagine societaria) e metodologiche (forma di rilevazione), abbiamo pensato che a fondamento del ritardo ci fosse una valida ragione, che sarebbe stata resa nota a breve. E quindi abbiamo preferito attendere.
Sintesi
Prima di approfondire, effettuiamo un breve recap, come al solito.
“La pubblicazione sul sito web di TER delle anticipazioni dei dati del secondo semestre e dell’anno intero dell’Indagine principale RadioTER 2023 avverrà giovedì 11/01/2024, mentre quella sul sito web di TER del volume, in formato elettronico, dei dati del secondo semestre e dell’anno intero dell’Indagine principale RadioTER 2023 è prevista per martedì 20/02/2024”, dichiarava con comunicato ufficiale il presidente del TER Federico Silvestri l’8 gennaio. Cioè tre giorni prima.
11/01/2024
Sennonché, il 11/01/2024 passava senza che i dati fossero pubblicati e, soprattutto, senza che fosse comunicata una motivazione della scadenza bucata. Con le prevedibili conseguenze.
La richiesta di chiarimenti
Alle 18:24 di ieri abbiamo chiesto al TER non tanto la motivazione della scadenza bucata – consapevoli che la vera ragione (su cui torneremo) non sarebbe stata certamente resa nota – ma, quantomeno, se i dati sarebbero stati pubblicati il giorno successivo (oggi) o ancora dopo.
Muting
La risposta è arrivata poco fa (ed è per questo che abbiamo ulteriormente atteso a pubblicare questo pezzo, previsto per le prime ore del mattino): “Non possiamo rilasciare dichiarazioni”. Una mancata dichiarazione che è, in sé, una ammissione di complessità della questione.
Gossip
Sta di fatto che il silenzio del TER ha, ovviamente, scatenato il gossip con le più variegate ipotesi sulla mancata pubblicazione dei dati.
Le cause ventilate
Le cause supposte a fondamento della scadenza non rispettata, esposte sui social, spaziano da un provvedimento inibitorio dell’autorità giudiziaria (estremamente improbabile, a nostro avviso), all’errore nel caricamento dei dati (certamente possibile, ma perché non affermarlo?), approdando fino a tensioni interne al CdA a causa di inverosimili risultanze delle indagini (brutta cosa, perché significherebbe che qualcuno i dati li conosceva già).
Straordinaria necessità…
D’altra parte, una attendibile fonte (diversa da quelle sopra citate) già mercoledì sera alle 22 ci aveva avvertito di un CdA straordinario convocato per giovedì mattina (11/01/2024)…
… nell’aria
Si pubblica oggi?
Non sappiamo se oggi i dati saranno pubblicati o se si slitterà a settimana prossima, anche se i rumors di stamattina propendono per la prima ipotesi.
11/01/2024: la fuga dei buoi
Ma poco cambia, perché il danno è fatto, considerato che, qualunque sia stata la causa della falla del 11/01/2024, questa non giustifica l’assenza di una comunicazione.
Gli incolpevoli
Il silenzio adottato dal TER non appare infatti opportuno verso gli iscritti (ai quali è imposto il rispetto delle scadenze di iscrizione e pagamento), verso il mercato (al quale è chiesto di credere dogmaticamente alla capacità di gestione di un MOC, cioè una società di rilevazione costituita dagli stessi rilevati, come – per ora – il TER) e, soprattutto, verso il mezzo radiofonico in sé.
Dimissioni
“Un comunicato che annuncia i dati e poi questi si volatilizzano senza una minima spiegazione? Tutto questo avrebbe dovuto già portare alle dimissioni di amministratore e compagnia cantante. I dati contrattuali e le date di pubblicazione sono importantissimi”, commenta un importante editore romano sul gruppo FB Talkmedia, che riassume gran parte delle posizioni espresse.
Questione di credibilità
“Un’indagine di ascolto totalmente nelle mani di chi dovrebbe essere un utente, senza tutela e senza coordinamento esterno di nessun AgCom e nessuna istituzione; a fare il buono e cattivo tempo come gira a scapito di piccole-medie realtà costrette a subire il gioco di pochi. Il silenzio di oggi a cosa serve? A screditare ulteriormente il valore del mezzo (…).
Mamma ho perso l’ascolto
Con che faccia si andrà domani a dire “ho perso ascolti” e licenziare gente perché la radio non funziona quando oggi te la sei defilata trincerandoti dietro silenzi e solo trapelati “problemi tecnici”. È questo lo strumento che misura le nostre notti insonni? Lo strumento che tiene appese al filo migliaia di vite e di posti di lavoro? “, commenta invece un noto consulente radiofonico.
Comunicazione
Sta di fatto che, qualunque sia la ragione a fondamento della vicenda, essa avrà un costo, perché dimostra – prima di ogni altra cosa – che il TER non ha saputo gestire efficamente la comunicazione.
Il TER non è un’entità astratta
E siccome il TER è la massima espressione degli editori radiofonici italiani (quantomeno di quelli nazionali, visto che i locali sono, di fatto, totalmente assenti), per la proprietà transitiva si è portati a pensare che i comunicatori per eccellenza pecchino in capacità comunicativa.
Torniamo presto
Naturalmente torneremo sul tema. Sperando prima di tutto sulla base dei dati 2023. (M.L. per NL)