Il 1° semestre 2024 dell’indagine TER sull’ascolto radiofonico italiano (il penultimo gestito dall’attuale Media Owner Committee ERA, nuova denominazione del Tavolo Editori Radio) mostra, ad un’analisi meno emotiva di quella tipica dell’immediatezza della pubblicazione, alcuni importanti indicatori di cui gli editori farebbero bene a tenere conto.
Vediamoli insieme.
Sintesi
Premesso che per effettuare un’analisi più approfondita del 1° semestre 2024 dell’ultima indagine TER (dal 2025 il testimone passa ad Audiradio, società costituita sotto forma di Joint Industry Committee, cioè soggetto che rappresenta l’intera industria radiofonica italiana e non solo gli editori, come il MOC di oggi) occorrerà attendere la pubblicazione dei dati di dettaglio che sarà pubblicato martedì 20/08/2024, alcuni indicatori sembrano già emergere dal confronto col semestre omogeneo del 2023.
Si tratta perlopiù di considerazioni logiche, basate sull’osservazione empirica della società al cospetto dei mutamenti indotti da avvicendamenti tecnologici e culturali.
Calo generale dell’ascolto radiofonico, ma spalmato essenzialmente sulle nazionali
La prima considerazione attiene al calo generale dell’ascolto radiofonico (sceso da 36,605 mln a 35,252 mln nel confronto omogeneo 1° semestre 2023 vs 1° semestre 2024) che però sembra essere stato spalmato essenzialmente sulle stazioni nazionali, mentre un buon numero di superstation e radio areali, con layout molto definiti e rispondenza alle nuove regole di ingaggio (nomen omen, formato sartoriale, vitalità del palinsesto), sono state ampiamente premiate.
Sbilanciamenti
Peraltro, si sono verificati numerosi casi di forte sbilanciamento tra dati del giorno medio e 7 giorni (GM in aumento a fronte di un 7 gg in calo, anche di molto, o viceversa).
GM/7gg
Sul punto va detto che in Italia, per logiche commerciali desuete, è tenuto più in considerazione il GM (all’estero si guarda quasi esclusivamente l’AQH, acronimo di Average Quarter-Hour share), mentre il valore dei 7 giorni è ascritto al numero di “teste” che passano sulla stazione.
Effetti
Se il rapporto GM/7 gg è sbilanciato a favore di quest’ultimo significa che il prodotto è conosciuto, ma (sempre proporzionalmente) fidelizza meno. In pratica, rappresenta una costante alternativa alle emittenti ascoltate abitualmente.
Progressione digitale
Una ulteriore considerazione riguarda l’evidente progressione del digitale, che sta livellando il comparto annullando le sperequazioni tipiche dell’era esclusiva della modulazione di frequenza (il segnale più forte e più pulito).
La differenza la fa il contenuto ed il suo confezionamento. Sempre di più
“Se le stazioni si sentono allo stesso modo, la differenza, evidentemente, la fa il contenuto. L’ascoltatore ha più scelta e quindi la selezione è più marcata ed il confronto agguerrito”, commenta Patrizia Cavallin, consulente editoriale per Consultmedia.
Engagement
“Ci sono poi regole di engagement moderne che appaiono completamente disattese anche da operatori di primo piano”, interviene Massimo Rinaldi, ingegnere dell’Area Tecnica Strategica di Consultmedia.
Smart speaker
“Prendiamo il caso degli smart speaker, sulla cui rilevanza si auspica che nessuno abbia più dubbi: quante sono le stazioni che informano sistematicamente e correttamente sugli specifici comandi vocali?
Automotive, tendenze
Si tratta di un’azione importante, soprattutto in un momento in cui i comandi vocali per sintonizzare le stazioni con i sistemi integrati delle auto (le call to action: Hey Mercedes, Ciao BMW, Hey Jaguar, ecc.) si stanno progressivamente consolidando.
Regalare ascolti allo streaming audio on demand
Non fornendo queste informazioni, si abbandonano gli utenti che utilizzano device forniti di comandi vocali a libere iniziative dell’intelligenza artificiale che governa gli altoparlanti intelligenti, i quali possono condurre verso sorgenti concorrenti, di norma quelle dello streaming audio on demand”, osserva l’ingegnere.
Fonti di somministrazione
Una quarta considerazione attiene alla polverizzazione delle fonti di somministrazione dei contenuti che penalizzano chi ne concentra l’attenzione solo su alcune. Senza necessariamente riferirsi alla modulazione di frequenza che dopo aver, da anni, perso il dominio della fruizione indoor a favore della tv e dello streaming, concentrare le proprie risorse solo sul DAB costituisce un grave errore strategico.
Android Auto ed Apple CarPlay
E ciò perché l’aumento progressivo delle auto fornite di tale tecnologia va di pari passo con la presenza integrata di sistemi Android Auto ed Apple CarPlay.
Presenza evidente
“Quindi, oltre a garantirsi una presenza evidente in liste sempre più lunghe, possibilmente evitando artifizi tipicamente italici come asterischi, trattini, apostrofi – che prima o poi saranno vietati se non integrati formalmente nella denominazione -, occorre considerare che pretendere che tutti i propri utenti scarichino le app specifiche delle emittenti che ascoltano frequentemente è un’utopia”, continua Rinaldi.
Il ruolo degli aggregatori
“E’ necessario essere presenti in tutti gli aggregatori (circa 120, di cui almeno 20 essenziali), anche perché spesso essi sono integrati nei sistemi delle auto, come nel caso di TuneIn, Audials, MyTuner e quindi i comandi vocali reagiranno alla richiesta di una stazione indirizzando al flusso streaming contenuto nell’aggregatore.
Il dominio di TuneIn
Effettivamente, il dominio quasi assoluto di TuneIn è ormai evidente: sui dispositivi Android ed Apple (iPhone), se si chiede di ascoltare una determinata stazione con l’assistente vocale, si sarà indirizzati a tale aggregatore, in quanto integrato/preferenziale, e se non presente sullo smartphone viene chiesto di installare l’app.
Indifferenza alle invocazioni su Android ed iOS se non si è su TuneIn
“Basta effettuare una prova con le invocazioni “Hey Google/Hey Siri, metti radio XXX”: se la stazione non è inserita in TuneIn, sarà difficoltoso ottenere riscontro”, insiste sulla questione l’ingegnere.
Out of car solo con smartphone
D’altra parte, considerato che secondo le più recenti indagini l’ascolto mobile out of car, è quasi essenzialmente attraverso smartphone, ben si comprende l’importanza di queste strategie di presidio.
La gente non sa di avere il DAB in auto. Ma lo usa comunque…
Ma, anche rimanendo in ambiente broadcast, ci sono valutazioni da fare. Per esempio, chi dice che molti utenti non sanno di avere il DAB in auto dice una mezza verità: non sanno di averlo, ma lo usano, perché nella stragrande maggioranza dei casi, ormai la prima selezione offerta all’accensione dell’autoradio è quella digitale, con le stazioni FM relegate alla fine dell’elenco.
Chi è stato premiato
“La prima sensazione, leggendo le anticipazioni del primo semestre 2024 di TER, è che ad essere premiate sono state le stazioni che, oltre ad aver definito nome, formato e vitalità del palinsesto, si sono dotate di presidi efficaci e trasversali”, riprende la parola Patrizia Cavallin.
Disintermediazione
“A dimostrare, ancora una volta, l’importanza di coltivare ogni aspetto della disintermediazione, il terreno di confronto più importante per la radiofonia da qui in poi”, conclude la consulente. (E.G. per NL)