Giornalista e webmaster: chi scrive sulla carta stampata dovrà rendersi conto, quanto prima, del fatto che i periodici ancora presenti nelle edicole necessitano di essere ampiamente ed accuratamente integrati con l’edizione on-line. Una bigamia forzata, legata alla circostanza che vede i lettori spostarsi in sempre maggior numero sul web alla ricerca di notizie; inoltre, gli stessi non intendono rinunciare a connettersi col resto del mondo per orientare i propri acquisti (è un dato che la pubblicità off-line venga frequentemente riscontrata sul web) e ricercare le news (è un fatto che un computer in rete restituisce un numero di risultati, su di uno stesso argomento, che appagano pienamente anche i più esigenti investigatori delle news). La sfida sta tutta qui, confermata di recente dallo studio “Media et e-media: le grand tournant” (Media e e-media:la grande svolta, ndr) compiuto da Precepta (gruppo Xerfi), ovvero riuscire a sviluppare e far interagire due sistemi differenti di concepire l’impaginazione di uno stesso giornale, tentando con ciò di aumentare anche l’audience. Gli editori non possono più permettersi di stampare solamente le notizie, “non è più possibile per un giornale sopportare il costo di una redazione che lavori esclusivamente per l’edizione cartacea”, sostiene causticamente Alain Weill, manager del gruppo NextRadioTv attualmente in trattativa per l’acquisto del quotidiano francese La Tribune. In questo vivace dibattito sul futuro de media che sta sviluppandosi oltralpe, si inserisce il magnate francese Arnauld Lagardere (Haschette Distributions Services), il quale tenta di delineare la figura del moderno giornalista alla stregua di un “attore dell’informazione”, come tale polivalente ed interscambiabile tra la carta odorante di petrolio e l’impalpabile universo dei pixel. ”Gli editori” – prosegue il finanziere – “devono sostenere e reagire alla sfida di fornire alla propria utenza uno strumentario idoneo a consentirle, al contempo, un rapido apprendimento dei fatti della vita ed un efficace mezzo di approfondimento”. Ancora, sempre secondo il report della ricerca in esame, il volume di affari delle location multimediali dei media chiude il 2007 attestandosi intorno ai 420 milioni di euro, l’equivalente di un grosso settore della stampa periodica, quello delle pubblicazioni periodiche sulla televisione. Valore che dovrebbe raddoppiarsi, da qui al 2010, “a condizione che i costi siano tenuti sotto controllo e che la fetta critica di 10 milioni di visitatori unici per i mass media e 1-2 milioni per i siti che propongono una prima selezione dell’audience sia superata” (parliamo della Francia, ma occorre considerare che scenari di questo genere stanno consolidandosi in pressoché tutte le nazioni occidentali ed in parte del continente asiatico).
I risultati forniti da Precepta si sipingono fino ad azzardare previsioni sul fronte dell’advertising on-line (argomento su cui più volte ci siamo soffermati per sottolinearne gli strabilianti incrementi): si dice occorrerà raggranellare una quota pubblicitaria pari al 75% del fatturato che si consoliderà sulla rete affinché i progetti editoriali dei periodici su internet viaggino col vento in poppa. Il successo di iniziative di questo genere, dunque, rimane legato a doppio filo alla prevalente gratuità dei contenuti offerti: il pubblico di massa non è disposto a pagare per fruire dei servizi proposti, fatti salvi quei pochi (circa il 3% secondo le più attendibili stime; Cfr. www.youmark.it, 23/07/2007, in cui si dà conto di una ricerca promossa dall’americana Newspaper National Network Lp ed affidata a Scarborough Research) che attualmente scelgono di leggersi il quotidiano senza recarsi in edicola. Il restante 25% di introiti, completando così i valori di riferimento per un vincente business plain, dovrà essere ricavato da attività attualmente ancora troppo poco sviluppate, quali abbonamenti, e-commerce, vendita di contenuti.
A ben vedere, appare evidente l’imminenza di una svolta e, a tal proposito, gli editori già mettono in guardia i propri redattori, i quali è bene si abituino rapidamente all’idea di far viaggiare su due canali le notizie: l’uno che porta alla tipografia, l’altro al sito del giornale, essendo così affidato ai giornalisti l’ulteriore compito di esaminare, discernere, curare e trattare le news in modo da poter preventivamente vagliare la loro più consona collocazione.
La ricerca Scarborough sopra accennata conferma queste prodromiche proiezioni attestando, nel campione preso a riferimento, una rilevante quota di intervistati identificabile nei c.d. “crossover users”, circa l’81%, ossia un’utenza che si aggiorna tanto nel sito quanto attraverso il formato cartaceo del giornale. In merito, poi, al tempo dedicato ai media a seguito dell’avvento dei giornali on-line, l’87% di questi dichiara costanza d’attenzione, se non incremento. Solo il 12% ammette che il sito ha contratto i tempi della loro lettura. Interrogati ulteriormente ai fini di esprimere una preferenza, i lettori crossmediali, non hanno potuto esporsi, apprezzando entrambe le specificità dei formati: in genere (63%) leggono il cartaceo entro le 10 del mattino, visitando il web nel pomeriggio o la sera (46%). Interessante, a nostro avviso, evincere da questi ultimi dati la netta tendenza che l’audience di riferimento ha verso l’insostituibilità delle due forme di comunicazione: se il sito del giornale non fosse accessibile, il 71% ne sentirebbe la mancanza.
La rete, dunque, non è killer della carta stampata, piuttosto i due ambienti si fondono in un nuovo e più completo strumento di diffusione delle notizie. Le edizioni cartacee non abdicheranno nei confronti dell’evanescente (almeno per il momento e forse ancora per poco) universo di internet, come del resto confermava, all’indomani dell’acquisto del 30% di Blogosfere (network di blog professionali d’informazione suddivisi per aree tematiche) da parte del gruppo Il Sole 24 Ore, il direttore area multimedia della testata di Confindustria Matteo Cascinari: intervistato da Youmark (cfr. www.youmark.it, 4/07/2007), perorava la causa della multimedialità come risorsa per gli editori, “E’ la sfida del futuro” – chiosava il manager – “La capacità di mettersi nello stesso punto in cui sono arrivati i consumatori. Abbandonare il business dei giornali per abbracciare quello dell’informazione”. Possiamo concludere che, per ora, occorre essere su internet ed aspettare il business che verrà. (Stefano Cionini per NL)