Abbonamenti per i quotidiani online? Notizie a pagamento? Murdoch l’ha detto, l’ha fatto e ora osserva con soddisfazione come le proprie scelte stiano generando profitto.
Questo nonostante molti altri editori abbiano più volte sottovalutato la questione o, addirittura, abbiano tentato di remare contro corrente, convinti che il mercato delle notizie non dovesse subire alcun cambiamento e, tanto meno, dovesse divenire a pagamento. Ma l’attuale panorama editoriale sembra aver compreso la necessità di modificare le regole di un mercato che per troppo tempo (ormai più di dieci anni) è rimasto fermo, offrendosi gratuitamente ai lettori quale alternativa sintetica ai quotidiani di carta. Quell’era sta volgendo al termine, come dimostrano, prima di tutti, Times e Sunday Times (editi entrambi da Newscorp.) che anticiperanno a giugno la data del cambiamento, facendo sottoscrivere abbonamenti giornalieri o settimanali a chiunque volesse proseguire la consultazione dei rispettivi quotidiani. L’obiettivo di Newscorp. è quello di intraprendere, con tutti i giornali del gruppo, la strada presa dal Wall Street Journal, fiore all’occhiello di Murdoch e quotidiano a pagamento di indubbio successo. Inoltre, lo squalo dell’editoria ha stretto accordi anche con Amazon Kindle e Apple iPad in modo da essere presente, con relativi abbonamenti, su entrambe le piattaforme, senza quindi escludere qualsivoglia lettore digitale. Passi analoghi stanno per essere mossi dal Financial Times e da Google News, entrambi alle prese con una serie di offerte che consentono una limitazione temporale all’accesso gratuito, al termine del quale sarà comunque obbligatorio sottoscrivere un abbonamento. Nel caos generale anche il Guardian sembra rinunciare, almeno in parte, alle promesse fatte solo qualche mese fa: l’accesso al web rimarrà gratuito, ma l’applicazione per iPhone costa 2,39 sterline ed è stata scaricata almeno 100mila volte nel corso delle ultime dieci settimane, a conferma del fatto che il lettore non rinuncia al suo quotidiano preferito anche nel momento in cui l’editore dovesse erigere il così detto paywall. (M.M. per NL)