da Millecanali
Lo hanno soprannominato “Radio campanile”. È un fenomeno che in Lombardia sta coinvolgendo circa 15.000 ascoltatori, collegati con la chiesa più vicina tramite una particolare strumentazione dai costi modesti rispetto ad un vero e proprio impianto radiofonico. Le Radio parrocchiali (oggetto di una recente inchiesta del ‘Corriere della Sera’) trasmettono in modulazione di frequenza e per captare il segnale gli ascoltatori devono farsi dare un apparecchio dal parroco (a noleggio o dietro un rimborso di 50 euro). L’apparecchio ha una sola frequenza e all’ascoltatore è sufficiente accenderlo.
Gli apparecchi ricevono il segnale grazie a un’antenna di circa 30 centimetri piazzata sul campanile. Ora che c’è crisi di vocazioni ed un parroco si trova a dover gestire più parrocchie, la Radio parrocchiale gli permette di raggiungere i fedeli, in particolare quelli che, per vari problemi ( infermità, malattie) non possono uscire di casa.
Il pezzo forte del palinsesto è la Santa Messa, il catechismo o le comunicazioni religiose ma ci sono anche spazi dedicati alle ricette, alla gestione della casa o informazioni sui pellegrinaggi o consigli per la lettura.
Alla Radio parrocchiale di Monvalle (Varese), per esempio, uno dei momenti più attesi è la lettura delle favole della sera, condotta dalla perpetua di Don Roberto Besozzi Valentina Picchetti. Senza il suo “buonanotte dalla vostra cara nonnina” i bambini non vanno a dormire.
A Civate (Lecco) la Radio parrocchiale è collegata con ben 550 famiglie (è gestita da Mario Longo, ex proprietario di radio Cantù). A Don Franco Cardani di Giussano la Radio ha risolto molti problemi, permettendogli di raggiungere i fedeli soli e malati.
La società che fornisce la strumentazione tecnica per le Radio parrocchiali è la Protel di Cusago. “Dal 1994 abbiamo venduto circa duecento sistemi in Italia, un centinaio solo in Lombardia -spiega Roberto Anzelmo, amministratore delegato della società – e stimiamo che gli ascoltatori siano circa ventimila sul territorio nazionale e quindicimila solo in questa regione. Una è attiva anche in Polinesia, dove lavora un missionario italiano, e una l’ha voluta il vescovo di Tblisi in Georgia”.
Saper gestire i mezzi di comunicazione è importante anche per i sacerdoti. tanto che monsignor Peppino Maffi, vescovo di Varese, insiste perché i sacerdoti studino anche per essere buoni comunicatori. Come spiega il Vescovo al seminario di Venegono Inferiore, in provincia di Varese, “il sesto anno di seminario è dedicato a insegnare ai futuri sacerdoti come arrivare al cuore della gente; facciamo quindi un corso sui mezzi di comunicazione; bisogna saper usare tutto: la Radio, la Televisione, Internet, la stampa, i settimanali diocesani, quelli locali, i bollettini ma anche la Radio locale e la Televisione anche se non facciamo veri e propri momenti di formazione per la conduzione radiofonica”.