Come mai una notizia così dirompente come l’approvazione di un emendamento del Governo alla Legge di stabilità 2016 che fissa risorse certe e stabili all’emittenza locale (fino a 50 mln), è passata pressoché nell’indifferenza?
Eppure si tratta di un’antichissima battaglia delle stazioni locali, partita nei primi anni ’90, che ora sembra essere stata vinta; senza però consapevolezza dei trionfatori. Non si tratta di paglia: l’emendamento statuisce per gli anni dal 2016 al 2018 le eventuali maggiori entrate versate a titolo di abbonamento alla televisione siano destinate, anche, al finanziamento del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Perché allora nessun operatore esulta? Il problema è che gli editori locali sono ormai anestetizzati da qualsiasi provvedimento legislativo e regolamentare che li riguardi. D’altra parte, come dar loro torto? Voi confidereste in chi vi assegna diritti d’uso per 20 anni e ve li revoca un anno dopo; in chi rivede anche 4 volte in un mese le graduatorie di assegnazione; in chi assicura un futuro digitale su frequenze che già sa che dovranno essere rottamate tre anni dopo; in chi chiede la rinuncia ai ricorsi per assentire agli indennizzi e poi non li liquida?