Certo il rapporto tra politici e media non è mai stato tanto tranquillo. Tuttavia, se a sollevare la questione di una continua bagarre è una persona dello spessore di Pietro Ichino, forse qualche problema ce lo dovremmo porre tutti. Ichino non è certo un politico di lungo corso, ed è per questo che il suo articolo di ieri sul Corriere della Sera, “Perchè i politici litigano con i giornalisti”, non può altro che strappare un sorriso.Il giuslavorista milanese è diventato famoso per le sue idee controcorrente sul mercato del lavoro. Tradizionalmente schierato a sinistra, hanno fatto scalpore le sue proposte “anti fannulloni”, lanciate dalle colonne dello storico quotidiano milanese. L’ultima campagna elettorale lo ha poi portato in parlamento, accolto nelle file del PD di Veltroni che con una serie di candidature bandiera voleva darsi un tocco in più di apertura alla società, che fa sempre un tantino chic. Tutto d’un tratto Ichino si è trovato ad affrontare un cambiamento non da poco: da commentatore ed editorialista si è trasformato in un politico conosciuto ai più, le cui opinioni scomode ed innovative hanno spesso creato qualche imbarazzo allo stesso PD che lo ha candidato. Le sue parole sono quindi sempre ascoltate con attenzione dai giornalisti, specialmente da quelli più faziosi che cercano di trasformare il suo buon senso in una critica al leader del suo partito. E’ capitato l’ultima volta qualche giorno fa con Libero, che gli aveva attribuito un giudizio spassionatamente positivo sulla finanziaria di Tremonti. Ma il tempo è galantuomo e Ichino non è uno sprovveduto. La sua risposta è arrivata in punta di fioretto, con un intervento semplice e diretto in cui il professore spiega quante e quali siano le contraddizioni del rapporto tra politica e media, con i politici in costante ricerca di visibilità e i giornalisti sempre a caccia di una notizia che possa avere un po’ di appeal. Sarebbe il caso che gli altri membri della tanto odiata casta leggessero quanto scritto da Ichino, arrivando a concludere, con un sorriso amaro, che “occorre stare alle regole del gioco senza lamentarsi troppo” perché, se si vuole raggiungere il grande pubblico, bisogna “rassegnarsi al rischioso compromesso tra le proprio esigenze di precisione del messaggio e quelle della comunicazione di massa”. (Davide Agazzi per NL)