La tecnologia è nemica dell’informazione? E se lo fosse davvero, è possibile individuare una data per decretare la conseguente fine dei giornali di carta? Secondo l’editore del New York Times, Arthur Sulzberger jr., il suo giornale non verrà distribuito più nelle edicole già dal 2013. Sulla questione ha dimostrato più ottimismo lo studioso di editoria Philip Mayer, secondo il quale l’ultima copia della celebre testata newyorchese sarà stampata e distribuita nel “lontano” 2043. Qualunque sia la data più verosimile, editori e giornalisti da ogni parte del mondo sembrano terrorizzati dal possibile tramonto delle notizie su carta. A questo si aggiunga che alcuni di questi non si sono ancora dimostrati capaci di osservare questo lento ed eventuale declino in maniera propositiva, dunque senza analizzare con attenzione quale sia il futuro dei loro giornali e quali possibilità editoriali possa offrire internet, attualmente il più insidioso dei loro avversari. Ma per qualcuno il web non è altro che la prosecuzione elettronica di una piazza, di dimensioni imparagonabili, nella quale si scambiano contenuti. E considerato che tale bisogno comunicativo nella storia dell’umanità è sempreverde, diventa obbligatorio conoscere le nuove tecnologie per adeguarsi al futuro, ormai prossimo, nel quale l’informazione sarà distribuita, controllata e soprattutto generata, in modo completamente diverso da quanto succede ai nostri tempi. Questi e altri argomenti sono al centro dell’agile riflessione di Vittorio Sabadin contenuta nel libro “L’ultima copia del New York Times. Il futuro dei giornali di carta”. Giornalista per La Stampa dal 1979, nella cui impresa ha rivestito il ruolo di capo redattore centrale e vicedirettore fino allo scorso 2006, Sabadin racconta le paure che presumibilmente giornalisti ed editori stanno vivendo – forse, subendo – apportate in particolare dalla capillare diffusione della tecnologia, le cui innovative piattaforme costringono a ridisegnare il modo di elaborare l’informazione e comunicarla ai lettori. Nel volume Sabadin affronta in modo dettagliato vicende e vicissitudini di alcune imprese editoriali, sottolineando le diverse prese di posizione di fronte al necessario adeguamento a blog, sms, newsletter e versione dei quotidiani online. Contemporaneamente il giornalista offre molteplici spunti di riflessione, raccontando come alcuni noti giornali tra Stati Uniti, Inghilterra ed Europa, abbiano già attuato sostanziali modifiche alle proprie redazioni (purtroppo sempre oggetto di numerosi licenziamenti), garantendosi il successo acquisito negli anni solo grazie alla convergenza di carta stampata e notizia elettronica. Tra i tanti, uno degli spunti più interessanti arriva verso la conclusione del volume, con una citazione del direttore del Daily Telegraph, importante per comprendere quale sia la tipologia di appetito informativo dei giovani internauti: “Hai 25 anni e non vuoi comperare il Telegraph domani? Va bene, perché ora noi possiamo offrirti il nostro website. Non vuoi collegarti al sito? Bene, perché ora abbiamo un servizio di e-mail che ti può raggiungere. Vuoi solo guardare qualcosa? Va bene, perché abbiamo servizio video”. Con questo stralcio Sabadin identifica il lettore moderno, in qualche modo coetaneo di internet, il cui tempo non è più sufficiente all’attenta e curiosa consultazione di un quotidiano. “L’ultima copia del New York Times. Il futuro dei giornali di carta”, di Vittorio Sabadin è edito da Donzelli Editori, collana Interventi Donzelli (176 pagg; 15 euro). (Marco Menoncello per NL)