Su una cosa tutti gli editori radiotelevisivi sono concordi: occorre favorire la disintermediazione. Muoversi, cioè come gli OTT, termine che, in effetti, identificando i giganti del web, connota imprese prive di una propria infrastruttura, che agiscono al di sopra delle reti di distribuzione dei contenuti.
Il vantaggio degli OTT è che non hanno a proprio carico i costi relativi alla trasmissione ed alla gestione della rete (come per la radio e televisione tradizionale via digitale terrestre e satellitare), che gli altri broadcaster normalmente sostengono. Si rivolgono inoltre a un mercato globale con spese di gestione e organici ridottissimi (relativamente parlando, s’intende).Dopo il sito internet, l’impronta digitale di un operatore è la sua app. Non a caso, tutti i player radiotelevisivi ne hanno una, che, con diverse convinzione ed efficacia, promuovono, implementano con servizi aggiuntivi (catch-up radio/tv, podcast, articoli, social, e-commerce, ecc.) e sfruttano.
Un mare di applicazioni
Tuttavia, tra il dire ed il fare, c’è di mezzo un mare di applicazioni che travolgono l’utente medio.
100 miliardi di app scaricate in 6 anni
Qualche dato? Negli ultimi sei anni sono state scaricate più di 100 miliardi di applicazioni. Una media di 12,5 applicazioni per ogni abitante del pianeta.
1,8 mln di app IOS
Sull’Apple Store (sistema operativo IOS) ci sono attualmente oltre 1,8 milioni di diverse app.
3 mln di app Android
Sul Play Store (sistema operativo Android) sono presenti invece 3 mln di applicazioni (anche se 400.000 sarebbero di bassa qualità e quindi poco interessanti).
250.000 app di intrattenimento e comunicazione solo su Play Store
Restringendo il campo all’ambiente dell’intrattenimento, sul solo Play Store troviamo 187.000 app, integrate da circa 73.000 relative alle comunicazioni (le emittenti radio e tv sono suddivise tra le due aree)
Prominence
Ben si comprende, quindi, il livello di concorrenza in essere e l’esigenza di una prominence per i servizi di media audiovisivi di interesse generale che altrimenti finiscono polverizzati nella scelta dell’utente.
Aggregazione
E’ evidente che sulle principali piattaforme di utilizzo (automotive, smartphone e smart speaker per radio; smart tv, tablet e pc per la tv) la presenza singola (cioè con propria app) di un operatore è pressoché impossibile senza la libera scelta dell’utente che decide di scaricarla (basta osservare le difficoltà che hanno colossi come RAI e Mediaset a rendere disponibili le proprie icone nel variegato mondo dei produttori di smart tv) e quindi occorre passare da sistemi di aggregazione preinstallati sui device.
Geolocalizzazione
Tuttavia, mentre piattaforme come Spotify, Amazon Music, Netflix, Prime Video, YouTube, Disney, ecc. stante la dimensione mondiale, hanno conseguito un posizionamento diffuso e nativo sui vari device, per i prodotti territoriali (dove per territoriale si intende delle singole nazioni) l’iniziativa di prominence allo studio in sede UE (di cui si attende nei prossimi giorni l’esito della consultazione indetta in Italia da Agcom) non potrà che fondarsi su principi di geolocalizzazione dell’utente cui verranno proposti in evidenza i principali servizi di media audiovisivi di interesse generale di una data area.
Obblighi di rilevanza per territorio
Un obbligo che potrebbe essere imposto ai produttori delle piattaforme di distribuzione IP (le case automobilistiche ed i produttori di televisori, smart speaker, tablet, smartphone, ecc.) ed ai gestori dei sistemi di aggregazione nativi.
Aggregatori
Cioè i vari TuneIn, MyTuner, Radio.com, FM World, MyRadioOnline, ecc. (per le radio) e le smart tv e le piattaforme proprietarie come Samsung Plus, per i produttori di televisori (per le tv).
Come per l’e-commerce
Non è ancora chiara l’importanza della prominence?
Quando acquistate qualcosa preferite cercare e consultare i singoli siti dei fornitori e poi confrontare prezzi e qualità anche attraverso le recensioni o andare su piattaforme come Amazon, Trip Advisor, Booking, ecc. che vi suggeriscono prodotti/esercizi/servizi, effettuando comparazioni?
Prominence editoriale in ambiente fisico
Non basta o non vi convince? Pensiamo ad un esempio di prominence editoriale nel mondo fisico: le librerie, che, in funzione del territorio di appartenenza, ne propongono in evidenza autori e testi. Ecco, la prominence è (anche) questa: portare in rilievo contenuti di interesse generale che diversamente si disperderebbero nella proposta digitale indifferenziata.