Spot pubblicitari da valorizzare per evitare la fuga dei telespettatori verso lo streaming video on demand.
Il pubblico è stufo degli spot pubblicitari che provocano continue interruzioni durante la visione di programmi televisivi. Di questo ne sono consapevoli gli editori tv, che stanno ripensando le proprie trasmissioni per evitare la fuga di telespettatori.
A fare un passo indietro in questo senso sono state soprattutto le emittenti americane, tra cui la 21st Century Fox di Rupert Murdoch e la Nbc Universal: i due colossi hanno deciso di ridurre la durata media totale degli spot pubblicitari ogni ora e i singoli format (fonte Italia Oggi).La scelta non è certo facile, se si considera che negli Stati Uniti d’America la pubblicità arriva addirittura a ricoprire circa 20 minuti per ogni fascia oraria. Facendo poi i conti in tasca alle due società, questa decisione implicherà quasi sicuramente un vertiginoso calo nei ricavi dalla raccolta adv. Un rischio che però i vertici di Fox e Nbc sembrerebbero essere disposti a correre, dal momento che ciò potrebbe servire a risollevare la situazione in termini di aumento di audience. Ma è presto per dirsi.
Tuttavia, la strategia adottata dai big del settore televisivo sembrerebbe essere piuttosto una mossa forzata. Forse a spingere le due società verso questa direzione sarebbe il timore dell’avanzamento nel mercato delle piattaforme online di video streaming on demand (come, prima fra tutte, Netflix), che stanno prendendo sempre più piede e catturando l’attenzione del pubblico e degli inserzionisti.
Gli investimenti pubblicitari vanno, infatti, tutti verso i video online; ma, per contrastare questo fenomeno, la mossa giusta da parte delle emittenti televisive potrebbe essere proprio quella di creare e trasmettere formati promozionali più corti, in pieno stile OTT, che si adattino anche alla tv tradizionale.
Del resto, sembrerebbe che l’idea di tagliare la durata degli spot nei programmi americani abbia già attratto alcuni investitori: a credere in questo progetto sarebbero PlayStation e la casa madre Sony. (G.S. per NL)