Forse per il comparto pubblicitario potrebbe essere meno peggio del previsto: i dati di maggio, secondo UPA – Utenti Pubblicità Associati –, mostrano una progressiva ripresa degli investimenti.
Accanto alle stime del Politecnico di Milano (che ha previsto per il 2020 un calo del 18% per la raccolta pubblicitaria), Group M (che ha rivelato una variazione tra il -17 e -20%) e Nielsen (-22,5%), le previsioni di UPA mostrano un cauto segnale di ottimismo per una possibile ripresa entro il 2020.
Stime UPA: -17% investimenti adv nel 2020, ma la chiusura sarà meno negativa rispetto alle attese
Secondo l’associazione che riunisce i più importanti investitori pubblicitari in Italia, il mercato degli investimenti adv chiuderà il 2020 a -17%. E sebbene il trend della pubblicità segua quello dei consumi (che sono drasticamente calati del 47% nel mese di aprile e del 29,4% a maggio), UPA sostiene che già dallo scorso maggio ci sia stata una ripresa.
A dichiararlo è lo stesso presidente dell’associazione, Lorenzo Sassoli de Bianchi: “Gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno inciso pesantemente nei due mesi del lockdown, mentre già da maggio assistiamo a una progressiva ripresa che dovrebbe portare a una chiusura d’anno tutto sommato meno negativa delle attese”.
Punti di vista contrastanti
Una previsione, a detta di molti, forse un po’ troppo ottimistica: infatti non tutti sono d’accordo sul fatto che già da maggio si sia assistito ad una ripresa percepibile del mercato pubblicitario.
L’editore di Radio Italia, Mario Volanti, in un’intervista rilasciata al quotidiano Italia Oggi ha affermato: “Adesso c’è un un giugno in ripresa sul fronte delle inserzioni, ma maggio sarà ancora in contrazione nell’ordine del 65-75%. Lo stupore è stato passare dal +20% di febbraio al -50% di marzo e addirittura al -80% di aprile”.
Settore del largo consumo il più coinvolto. La contrazione riguarda soprattutto i grandi investitori
Sassoli de Bianchi precisa che il sondaggio condotto da UPA da cui emerge la contrazione del -17% rispetto all’anno precedente “riguarda soprattutto il settore del largo consumo (alimentari, bevande, cura della casa, cura della persona), mentre per i beni durevoli (ad eccezione dell’auto) e i servizi (ad eccezione dell’industria alberghiera) le previsioni potrebbero essere migliori di circa un punto”.
Inoltre, “La contrazione degli investimenti pubblicitari riguarderà soprattutto i grandi investitori (che investono oltre 80 milioni l’anno) e i piccoli (che investono fino a 5 milioni l’anno), mentre i medi e medio grandi (40-80 milioni l’anno) ridurranno i loro investimenti in comunicazione in misura inferiore”, chiosa il presidente. (G.S. per NL)