Sky si prepara a introdurre anche in Italia, dopo la sperimentazione nel Regno Unito, Ad Smart, la tecnologia che permette di personalizzare gli spot ai quali sono esposti gli utenti della pay tv.
Ad Smart è attualmente in fase di test e dovrebbe diventare operativa già per il prossimo gennaio esclusivamente sui canali pay lineari e per gli utenti con decoder My Sky, quindi niente canali free e piattaforme on demand; in questo modo, Sky Media (la concessionaria guidata da Daniele Ottier e che gestisce gli spazi pubblicitari della pay tv di Murdoch) conta di esporre gli utenti a spot mirati e personalizzati sulla base delle informazione raccolte. Il sistema non sarà limitato dalle possibilità offerte dalla connessione internet domestica, in quanto la comunicazione con il decoder avverrà via satellite, in modo da non soffrire i dolori del digital divide. Scendendo nel dettaglio, inizialmente Sky proporrà una differenziazione degli spot sulla base della localizzazione geografica; non si tratta di un dato molto significativo in termini pubblicitari, ma le esultanti parole di Ottier fanno presagire delle interessanti possibilità future, come il controllo della frequenza di esposizione, tenendo conto del fatto che “ci sono pubblici sovraesposti per il solo fatto di guardare la tv”. Sky non ha però diffuso alcun dato né sui costi necessari per investire nella tecnologia né sulle aspettative di ritorno economico derivanti da questa, in termini di aumento della raccolta pubblicitaria. Le informazioni a disposizione sono quindi molto vaghe e non è di fatto possibile dire che risultati sia lecito attendersi, ma le premesse sono molto interessanti: da una parte, questa tecnologia permette di smarcare il segmento televisivo della pubblicità (che in Italia pesa ancora per 46,1%) da una delle sue più grandi pecche, ovvero quella di costruire i target sulla base del telespettatore medio che ci si aspetta guardi un determinato programma in una data fascia oraria, aggiungendo alcune logiche che hanno fatto la forza dell’advertising online; inoltre, Ad Smart cerca di imparare dal web, attaccando anche il suo più grande difetto e cioè la sovraesposizione degli utenti, bombardati da banner e video in autoplay e quindi incentivati ad utilizzare sistemi come gli adblocker che hanno messo in seria difficoltà il segmento online negli ultimi anni. Staremo a vedere se Sky riuscirà a sviluppare questi due campi essenziali che, se dovessero mantenere le promesse di partenza potrebbero rappresentare un nuovo standard per il futuro televisivo. (E.V. per NL)