La spesa pubblicitaria nel 2008 crescerà, nelle stime della statunitense Nielsen Media Research, società attiva sul fronte delle ricerche di mercato e della misurazione dell’audience di tv, radio e giornali, del 2,9% (report consultabile liberamente dal sito www.nielsenmedia.it).
Questo il confortante dato per quanto riguarda l’Italia, aggiunto alla considerazione che i comparti relativi a telecomunicazioni, finanza ed automotive (emergenti) integreranno la loro quota di esborsi pubblicitari guardando con particolare attenzione i nuovi mezzi di comunicazione di massa.
Per quanto concerne i canali verso i quali verranno destinati gli investimenti, il direttore generale per il sud Europa dell’azienda di New York City, Paolo Duranti, nel corso del convegno annuale relativo ai dati di settore tenutosi a Milano agli inizi del mese corrente, evidenzia cifre che fanno riflettere, prevedendo che il prossimo anno la televisione accrescerà i suoi introiti pubblicitari del 2,4%, la rediviva radio del 3,8%, i periodici dell’1,4%, i quotidiani appena dello 0,1%, le affissioni dello 0,3%, il cinema dello 0,7% (soprattutto per merito delle sempre più frequenti istallazioni di multisale), internet del 33,1%.
Alla luce di queste stime, è inevitabile soffermarsi sulla performance della rete, dato per il quale si rende necessaria una ponderazione rispetto alla circostanza che la promozione sul web, lungi dal raggiungere allo stato attuale i livelli di efficacia e persuasione dei tradizionali canali di marketing, ha costi ancora contenuti, che indubbiamente stimolano negli spender l’intenzione di lanciare qui politiche pubblicitarie aggiuntive rispetto a quelle già programmate.
Proseguendo l’analisi, Nielsen ci offre un quadro riassuntivo dell’esercizio in corso, stimando, a chiusura del 2007, una crescita globale del mercato pubblicitario attorno al 2,8%. Scomponendo il dato, le variazioni rispetto al 2006 riportano un avanzamento dei quotidiani (+3,5%), dei periodici (+2,7%), della televisione (0,9%), della radio (6,2%), delle affissioni (0,5%) e naturalmente di internet (40,6%); pecora nera, in questo scenario tutto all’insegna degli incrementi, il settore cinematografico (-9,7%).
Ritornando alle previsioni per il 2008 e conteggiando anche il comparto dei new media (tv satellitare, digitale terrestre, free press ed internet), le aziende spenderanno in advertising il 3,9% in più rispetto al 2007.
Ancora, al fine di raggiungere livelli di spesa pubblicitaria più elevati degli attuali, la società newyorchese individua gli spender che nel nostro paese, stranamente, non hanno ancora lanciato campagne promozionali di rilievo, ovvero quelli ricollegabili al settore della finanza (ivi compresi new branding, privatizzazioni, ecc…), del turismo (15° posizione tra gli investors nostrani, 9° nel Regno Unito) ed infine Governo, enti ed istituzioni in generale (praticamente assenti).
Concludendo, se in Italia non siamo ancora pienamente convinti di abbandonare tv, radio e giornali per veicolare strategie di marketing e promotion in genere, certamente si guarda con particolare interesse alle nuove frontiere della comunicazione, facendo orecchie da mercante rispetto alla prepotente crescita a due cifre che da alcuni anni stanno registrando i new media. (Stefano Cionini per NL)