La pubblicità in Italia rimane in forte calo: secondo i dati Nielsen, nel bimestre gennaio-febbraio 2009 è scesa del 19,5% rispetto allo steso periodo dell’anno scorso. Male la carta stampata nel suo complesso, che ha registrato un calo dell’advertising del 27,4%, ma anche la televisione ha accusato una brusca frenata: -16%.
Negativa la radio (-27,2%), mentre Internet ha segnato un aumento: +3,9% rispetto al gennaio-febbraio 2008, a quota 83 milioni di euro. I periodici, in particolare, hanno perso il 29,6% della pubblicità, con le aziende dell’abbigliamento che in gennaio-febbraio hanno diminuito su questi media il 34,6% dei loro investimenti, quelle della cura della persona il 28,7% e i marchi dell’abitazione il 16,8%. I quotidiani a pagamento mostrano una flessione del 26,4% con l’auto e l’abbigliamento, i due settori più importanti, che hanno tagliato la loro pubblicità rispettivamente del 45,3% e del 45,2%. In contrazione anche la free press (-25,3%). Nielsen media precisa che il calo del 16% accusato dalla televisione considera sia i canali generalisti sia quelli satellitari (Sky e Fox) e che a livello generale è soprattutto la pubblicità commerciale nazionale a frenare con una diminuzione del 33,9%. In calo anche la locale (-16,7%) e la cosiddetta rubricata o di servizio (-21,6%). In discesa anche la pubblicità outdoor (-36,2%), quella al cinema (-27,1%) e il direct mail, che accusa un calo del 22%. A livello generale, tra i principali settori si evidenzia la diminuzione degli investimenti pubblicitari da parte delle aziende alimentari (-14,7%), delle auto (-17,6%) e delle telecomunicazioni (-2,7%), mentre nei primi due mesi dell’anno si è registrato un exploit di enti e istituzioni pubbliche (+39,2%). Complessivamente le aziende attive in comunicazione in Italia sono 6.721 (erano 7.552 nel gennaio-febbraio 2008) con un investimento medio di 155 mila euro (-9,3%). Wind, Ferrero e Volkswagen con circa 70 milioni euro di spesa a inizio anno hanno guidato la classifica dei top spender. (ANSA).