(My Tech.it) – Si fa presto a dire Web: secondo un’analisi condotta dalla società di consulenze Deloitte & Touche, è ancora la televisione il mezzo di gran lunga più utilizzato per fare pubblicità. Questo, almeno, in territorio statunitense: gli intervistati sono stati più di duemila, di fascia sociale ed età (dai 14 ai 75 anni) profondamente eterogenea. Per la realtà europea, non è possibile fare altro che congetture, anche se l’innegabile influenza dei modelli di marketing a stelle e strisce su quelli di casa nostra sembra essere una buona garanzia all’esportazione dello studio di Deloitte.
Chi investe in pubblicità, quindi, preferisce il media televisivo; a seguire, le pubblicazioni cartacee e Internet. Che continua a scalare posizioni (e ha i margini di crescita più elevati), ma che è ancora scarsamente considerato: il 60% degli intervistati sostiene di prestare maggiore attenzione alle pubblicità delle riviste che a quelle sul Web, e oltre il 50% a quella presente sui quotidiani.
Eppure, il terreno è fertile: il sondaggio di Deloitte evidenzia come la propensione all’acquisto di contenuti privi di pubblicità sia calato del 9% nel 2008, rispetto all’anno precedente. Rimane tuttavia lo zoccolo duro del 25% di coloro che sono disposti a pagare un premium price per non visualizzare nemmeno un banner.
Sul fronte Internet, sei consumatori a stelle e strisce su dieci si dicono propensi a vedere sul Web contenuti tradizionalmente erogati dalla televisione e dalla radio, sia in streaming che in podcasting. Il 59% ascolta musica online, e il 52% guarda abitualmente film e video attraverso la Rete; il 39% degli intervistati sostiene che usufruirebbe più spesso dei servizi online se avesse a disposizione connessioni più veloci.
Per quanto riguarda la pubblicità su scala ridotta – in tutti i sensi – il 33% di chi usa telefoni cellulari sostiene di usare il dispositivo in ottica diversa dalla semplice telefonata o dall’invio di messaggi: notizia senz’altro positiva per chi eroga contenuti e vi inserisce informazioni commerciali. Tanto più che la percentuale supera il 50% nella fascia dai 14 ai 25 anni, storicamente molto ricettiva: la prossima frontiera ha le dimensioni di un display da due pollici o poco più?
In attesa dei risultati completi dello studio di Deloitte, che saranno presentati a quel CES di Las Vegas che aprirà i battenti l’8 gennaio, si impone una riflessione: negli Stati Uniti il mercato della sola pubblicità online legata ai siti di informazione valeva, nel 2007, 25 miliardi di dollari (oltre 18 miliardi di euro), a fronte dei quasi 20 dell’anno prima, e gli analisti prevedono che in Europa lo stesso mercato varrà 12 miliardi di euro entro i prossimi cinque anni.
Il trend è in crescita, a dispetto della crisi – salvo, ovviamente, aggiustamenti dell’ultimo minuto – e tale da far cambiare rotta agli editori più pragmatici. Come a dire che la pubblicità sul Web non è ancora un rullo compressore, ma cresce minacciosa. Per gli altri media, ovviamente.