Calma piatta per il mercato pubblicitario italiano. Gli investimenti sono al palo: il mese di aprile si e’ chiuso ancora una volta con il segno meno, e non sono previste inversioni di tendenza per fine 2011.
Al punto che ”chiudere l’anno con una crescita zero sarebbe un risultato positivo”, sottolinea Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa (Utenti pubblicita’ associati) in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione. L’unico segno positivo e’ per il segmento Internet, che secondo le previsioni dell’Upa archiviera’ il 2011 facendo registrare un incremento della raccolta pubblicitaria del 18%. Segno meno, invece, per tutti gli altri segmenti: la raccolta sulla tv chiudera’ l’anno con una flessione dell’1,5%, i periodici perderanno il 2,5%, la stampa quotidiana il 3. Calo ancora piu’ vistoso per radio, affissione e cinema, che secondo le stime di Upa perderanno sul terreno il 7% della raccolta pubblicitaria. ”Il risultato finale fa zero”, spiega Sassoli de Bianchi convinto che le cause di questo arretramento siano da ricercare in un mix di fattori che vanno dalle difficolta’ congiunturali derivanti dalla crisi economica alle criticita’ tutte italiane: ”I consumi sono in calo, i risparmi degli italiani si sono drasticamente ridotti, la disoccupazione giovanile ha toccato livelli a dir poco imbarazzanti, e gli italiani sono un popolo che invecchia sempre di piu’ e che percio’ consuma sempre di meno”. I soli dati incoraggianti arrivano da internet, che ha ampiamente superato la radio raggiungendo anche in Italia una quota di mercato pari all’11% del totale. Dimostrazione, puntualizza ancora Sassoli de Bianchi che ”il paese si sta allineando all’Europa nonostante siamo ancora molto in ritardo sulla banda larga”. A voler prendere in considerazione i diversi settori, il 2011 registrera’ una forte frenata degli investimenti dei grandi gruppi di telecomunicazione, Wind, Telecom e Vodafone da sempre ai primi tre posti della classifica italiana per investimenti pubblicitari. Sostanziale tenuta, invece, per l’alimentare, soprattutto per effetto dei forti investimenti in arrivo da grandi gruppi come Ferrero e Barilla, crescita positiva per tutto il comparto della cura della persona, mentre il settore auto e’ stabile. Netto calo, infine, negli investimenti pubblicitari di banche, assicurazioni e servizi finanziari. L’Upa, insomma, intravede ancora molte nubi all’orizzonte: ”I prezzi della pubblicita’ – osserva Sassoli de Bianchi – sono una conseguenza del rapporto tra domanda e offerta. Ovviamente calando la domanda si riesce anche a fare qualche buon affare ma non e’ detto che per noi questa sia una situazione positiva. Per gli investimenti pubblicitari va bene quando aumentano i consumi”. (ASCA)