E’ ora di finirla con la pubblicità consumista artefatta ed effimera, un gruppo di pubblicitari propone la pubblicità verde ed etica, ed affermano che l’ambiente e la responsabilità sociale sono i veri motori dell’innovazione e della creatività .
In Francia il “collectif des publicitaires éco-socio-innovants” si è dato l’obiettivo di cambiare la pubblicità dattandola al mondo in cui viviamo che è ormai diverso da quello dei “trente glorieuses” come chiamano i 30 anni del consumismo esasperato e del liberismo che evidentemente secondo loro abbiamo alle spalle. Con il manifesto “La pub est morte, vive la publicité éthique!” questo collettivo di pubblicitari che si definiscono eco-socio-innovatori vogliono dimostrare che ormai l’ambiente e la responsabilità sociale sono i veri motori dell’innovazione e della creatività ed il miglior modo per aiutare le marche a distinguersi e valorizzarsi. Il collectif è stato fondato nel 2008 nel solco dell’entusiasmo per la Grenelle de l’Environnement, gli stati generali francesi dell’ambiente, e mette insieme diverse associazioni di comunicatori, in particolare l’Alliance pour la Planète et l’Ufc Que Choisir, che si rifiutano di partecipare a sistemi di autoregolazione “tra amici” che sono il metodo privilegiato dall’Association des Agences Conseil en Communication (Aacc) e dall’Union des Annonceurs (Uda). Il collettivo è stato formato per iniziativa di diversi “patrons” d’agenzie impegnate nella pubblicità verde ed etica che si occupano di ambiente, promozione sociale, diversità, vita sana e diritti umani. Qualche mese f il governo francese ha deciso di rivedere si sistema di autoregolamento messo in opera dall’Aacc nel giugno 2008 e secondo il collectif in meno di un anno tutte le loro preoccupazioni si sono rivelate fondate. Secondo Laurent Terrisse, dell’agenzia Limite, «L’Autorité de Régulation Professionnelle de la Publicité ed il suo Jury de Déontologie de la Publicité (Jdp) non sono riusciti ad arginare la marea di pubblicità messa in discussione da parte delle associazioni e dallo stesso Jdp come casi di greenwashing o disinformazione “verde”. Le campagnes Areva “l’énergie au sens proper” (filonucleare, ndr) , Le Chat “Eco-efficacité”, Renault “Eco2-Hélène Mac Arthur” e molte altre hanno potuto essere integralmente diffuse senza freni né sanzioni. Di conseguenza, l’immagine della nostra professione continua dunque a degradarsi tra l’opinione pubblica: il 94% dei francesi considera “menzognere” le pubblicità (Opinion Way aprile 2009)». Su Actualités Environment Alexandre Pasche, dell’agenzia Eco&Co spiega che «Quel che è più grave è che queste campagne di pubblicità irresponsabile espongono gli inserzionisti a severi attacchi mediatici, o addirittura ad azioni giudiziarie. Le imprese sono messe in una situazione di insicurezza e soffriranno di questa minore fiducia per uscire dalla recessione». Di fronte a quella che chiama «la tattica dei piccolo passi dei responsabili dell’Aacc e dell’Uda» il collettivo ha lanciato nell’ottobre 2008 un’associazione alternativa “Eco-socio-innovantesque” che è diventata una piccola palla di neve che rotolando lungo una china molto ben disposta ha inglobato 210 professionisti di tutti i settori della comunicazione. Un network molto attivo che ora ha elaborato il manifesto “La pub est morte, vive la publicité verte et éthique!” e nuovi strumenti per aiutare i professionisti a favorire una comunicazione eco-socio-innovativa. (fonte Green Report.it – da News Gevam)