La televisione come l’abbiamo conosciuta finora non è destinata a morire in tempi brevi, per quanto alcuni guru della rete si ostinino a sostenerlo.
In realtà internet sta lentamente abbandonando il mondo della parola scritta, che ne ha segnato le origini, per approdare prepotentemente (grazie alla banda larga) al linguaggio delle immagini in tutte le sue multiformi coniugazioni, video in primis. Se quindi la prima espansione della rete poteva far pensare ad una sorta di rialfabetizzazione (in senso letterale) del pubblico dei suoi utenti, caratteristica che l’aveva immediatamente posta in contrapposizione con la tv, la sua nuova fase è caratterizzata da un’ibridazione di linguaggi, dai caratteri ancora confusi. A nessuno sarà sfuggita la tumultuosa trasformazione degli spazi del web, che negli ultimi anni sono diventati caotici agglomerati di messaggi audiovisivi, da una parte molto simili ad un’esperienza di tipo televisivo, dall’altra unici per la molteplicità delle fonti e la possibilità di interagire e costruire percorsi del tutto personali nella fruizione. A tanta parte di questa mutazione ha sicuramente contribuito il settore pubblicitario, ormai da tempo culla degli studi più avanzati sulla comunicazione visiva. A chi crea le moderne campagne di advertising non è sfuggita di certo la specificità del mezzo internet, dei suoi linguaggi e dei suoi navigatori. Ciò di cui però ci si è resi conto da un po’ di tempo a questa parte è che non è più possibile identificare il “popolo di internet” come una comunità a parte dalle caratteristiche (anche in termini di target pubblicitario) assai differenti dal comune telespettatore. Quello che invece sta accadendo, con il passaggio da un’internet “elitaria”, dai contenuti specialistici e di difficile accesso, all’attuale rete “popolare” di Facebook, YouTube & C., è che sta crescendo un fruitore di contenuti audiovisivi che spazia dalla TV generalista a quella tematica, dal video on demand a YouTube, fino all’autoproduzione e pubblicazione sulla rete. E se in termini di qualità le differenze sono sempre più labili, sono le possibilità di interazione e condivisione che spingono gli utenti ad utilizzare un mezzo (o un servizio) piuttosto che un altro. Anche gli strumenti si contaminano e tendono a confondersi: la TV diventa un PC “semplificato”, smartphone e tablet diventano delle piccole televisioni mobili. E gli spot propongono audio e video ad alta definizione (come la TV), ma anche gli ormai famosi “tastini” per la condivisione sui social network. Chi ha conosciuto la rete degli inizi storcerà il naso e forse ne avrà nostalgia. Per tutti gli altri sarà la naturale evoluzione del proprio modo di guardare e raccontare il mondo. (E.D. per NL)