Mediamond si appresta a chiudere un anno particolarmente importante. Una sorta di “anno zero”, come lo ha definito il suo amministratore delegato, Davide Mondo, spiegando, infatti, che il 2015, grazie a una riorganizzazione interna della concessionaria, ha segnato l’inizio della vendita integrata della pubblicità sulle properties digitali e stampa di Mediaset e Mondadori.
Mediamond punta con decisione proprio sulla crosscanalità dei suoi brand in portfolio, così come sulla valorizzazione del web come strumento per creare quella sinergia tra i mezzi che la comunicazione oggi esige. «Intorno agli asset digital e print abbiamo quest’anno ancora di più raccontato i brand a 360° gradi e siamo usciti definitivamente dal vizio di parlare di piattaforme a prescindere dai brand. Per fare un esempio, brand come Donna Moderna o Tgcom24 non sono più riducibili ad audience unilaterali». E l’accordo con Shazam, siglato da poco, vuole proprio valorizzare la grande opportunità che la crosscanalità rappresenta per la comunicazione dei brand. Mediamond e Shazam hanno stretto una partnership per la vendita dal 1° dicembre di pubblicità sugli spazi della più nota piattaforma digitale di riconoscimento musicale. “L’accordo è di grande valore strategico per Mediamond – ha commentato Mondo -. Oltre al notevole inventory che Shazam ci consegna, l’app fa sistema con i brand e i mezzi che abbiamo a disposizione come gruppo ed è un supporto perfetto alla crosscanalità. E’ una piattaforma che mette in comunicazione diretta i diversi mezzi. Shazam è già usato per riconoscere brani e jingle televisivi, e rientra quindi a pieno titolo nella strategia di second screen che è già parte della nostra politica commerciale. Ma è un punto di contatto molto interessate anche con gli altri media: tra il mezzo radio e il digital, naturalmente, ma non solo; grazie a Shazam Visual, che permette il riconoscimento visivo, possiamo aumentare la già forte sinergia con la stampa, e creare nuovi format di comunicazione”. A oggi, Shazam conta 650 milioni di utilizzatori nel mondo e ben 27 milioni in Italia, con 4,5 milioni di utenti attivi al mese (dati Audiweb). In un anno di forte trasformazione per Mediamond, quindi, Mondo si è detto molto contento dei risultati ottenuti, di come il 2015 si è sviluppato e di come si sta concludendo. Il digital, con al suo interno prodotti a velocità diverse, chiuderà l’anno in linea con l’andamento del mercato che proietta un pareggio. Per l’anno prossimo le prospettive di Mediamond sono positive: «Non sono più gli anni della facile crescita a doppia cifra – ha precisato Davide Mondo -, ma dal 2016 ci aspettiamo un segno più grazie agli investimenti nel programmatic, allo sviluppo del branded content, all’integrazione tra i mezzi in portafoglio e al fatto che stiamo iniziando a monetizzare il mobile, che quest’anno cresce sì a doppia cifra». Un tema caro Mediamond è la viewability: «Stiamo aprendo tavoli di lavoro con altre parti della industry su questo che per il nostro lavoro è un punto imprescindibile. Abbiamo fatto investimenti importanti in tecnologie per misurare in termini di viewability le nostre property per essere in grado di pianificare i video sulla base di dati consistenti e attendibili. Per scendere più nel dettaglio, sottendono alla viewability tematiche soprattutto tecnologiche da non sottovalutare. A questo proposito e dal confronto con la industry, penso che tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo avremo finalmente una tecnologia condivisa per arrivare a una metrica unica riconosciuta da domanda e offerta». Per quanto riguarda, invece, un altro argomento di cui molto si sta discutendo in questi giorni, l’ad-blocking, Mondo non sembra molto preoccupato. «E’ un tema che conosciamo e a cui stiamo guardando con attenzione. In Italia per ora il fenomeno è ancora contenuto, stiamo parlando di un 8/10% del traffico e già ampiamente tracciato dal mercato. La nostra offerta digitale è già al netto delle mancate visualizzazioni a causa del blocco della pubblicità. Comunque quello dell’ad-blocking non è un fenomeno da trascurare o sottovalutare. La risposta migliore è curare in modo attento i contenuti editoriali e fare in modo che l’annuncio pubblicitario sia ben integrato per non creare all’utente esperienze distoniche o invasive». Il 2015 è stato anche per Mediamond l’anno di lancio dell’area dedicata a programmatic e dati, affidata alla guida di Paola Colombo. L’obiettivo delle concessionaria è in questo caso di scegliere e integrare quelle tecnologie che possono valorizzare e incrementare la ricchezza dei brand editoriali nel network, a partire dalla strutturazione di un’offerta programmatica e di una piattaforma di data management che consenta di adottare strategie di business sempre più data-driven. «Oggi l’advertising può davvero costruire in modo più articolato le caratteristiche delle proprie audience e proporsi ai propri utenti in modo più pertinente e meno dispersivo. Stiamo raccogliendo le prime soddisfazioni che per ora si traducono in un contributo del 5% al nostro fatturato, ma le prospettive di crescita sono senz’altro importanti», ha concluso Davide Mondo. (DailyNet)