Tempi duri per chi campa di raccolta pubblicitaria. Anche a seguito della recente crisi sui mercati finanziari, l’Upa, Utenti pubblicità associati, si è vista costretta a rivedere al ribasso le stime 2008 per quel che riguarda gli investimenti in pubblicità. Secondo il Presidente di Upa, Lorenzo Sassoli De Bianchi, non è possibile fare previsioni di medio termine per quel che riguarda il comportamento dei principali investitori. A dominare è l’incertezza. Questo perché, a detta di Sassoli De Bianchi, le aziende avrebbero preferito investire sui mercati finanziari, scordandosi per qualche anno di quel che conta davvero, ovvero della qualità dei prodotti e della capacità di sedurre i consumatori. Le imprese “cicale” sarebbero state però punite dai vari tracolli finanziari. E quindi, giocoforza, per il futuro si prospetta un ritorno al passato. Back to the basic. Produzione, marketing, pubblicità, vendite. Sempre che ci siano i soldi per farlo. E mentre le aziende fanno quattro conti, si può provare a dare qualche suggerimento su dove investire l’eventuali surplus, basandosi sull’analisi delle stime Upa. A resistere dovrebbe essere, come sempre, la televisione. Piangerà la carta stampata (soprattutto i periodici). Ma potrà cantare gioia la cara e vecchia radio. Le cifre da scommettere saranno sicuramente più modeste di quelle richieste dalla televisione. Ma i risultati potrebbero essere molto più significativi. (Davide Agazzi per NL)