Verrebbe quasi da dire, a non voler essere così pessimisti, che poteva andarci peggio. Certo, il risultato è eclatante, umiliante, eloquente, ma visto l’andazzo, oramai l’Italia ha imparato a guardarsi indietro piuttosto che guardarsi avanti.
È una triste verità, ma in tempi come questi, in cui pare non esserci mai limite al peggio, essere un posto più in alto della Romania e ben diciannove più in alto della Bulgaria è già di per sé un successo. Ironie a parte, l’annuale rapporto di Reporters sans Frontieres ha declassato ulteriormente il nostro Paese che, nel 2007, occupava la 35ma posizione, lo scorso anno la 44ma e quest’anno è sceso di ulteriori cinque posizioni, a testimonianza del trend che il sindacato dei giornalisti ha notato e ha voluto denunciare lo scorso 3 ottobre, checché ne dicano i proclami avversi di Minzolini e compagnia. L’Italia, quindi, è la democrazia dell’Europa occidentale con meno libertà di stampa, ma non è la sola a versare in condizioni pericolose. Balza agli occhi il 44mo posto della Francia di Sarkozy, anch’essa nel mezzo di burrascosi rapporti tra potere esecutivo e informazione. Al 46mo posto, poi, c’è la Slovacchia, mentre spostandoci verso est, ma non troppo, troviamo la Turchia in caduta libera, al 122mo posto a pari merito con le Filippine. Un bel record negativo, considerando anche che invece la Repubblica turca di Cipro, protettorato di Ankara, occupa la dignitosa 51ma posizione. Certo, l’Italia si guarda indietro, ma dovrebbe dare anche uno sguardo avanti. In testa, tanto per cambiare, troviamo le democrazie nordeuropee, con un quintetto che occupa a pari merito la prima posizione, composto da Danimarca, Finlandia, Irlanda, Svezia e Norvegia, seguite da Estonia (che risultato per un Paese sino a vent’anni fa sotto l’influenza sovietica!), Paesi Bassi, Svizzera e Irlanda. Un vistoso e significativo balzo in avanti lo fanno gli Stati Uniti di Obama, che occupavano la 40ma posizione nel 2008 ed ora ne guadagnano venti. Guardando infondo alla classifica, balza agli occhi la 153ma posizione della Russia di Medvedev, addirittura peggio della 149mo posto dell’Afghanistan e poco meglio del 156mo posto della Libia di Gheddafi. Ancora più infondo, troviamo una sfilza di non sorprese, partendo dal 168mo posto della Cina, arrivando al 170mo di Cuba, finendo con Iran, Turkmenistan, Corea del Nord ed il fanalino di coda Eritrea. (Giuseppe Colucci per NL)