Quando Brunetta si impunta spesso raggiunge il proprio obiettivo. Nel mirino dell’infaticabile Ministro vi sono ora i social network – Facebook in primis – contro i quali è allo studio l’inserimento di alcuni filtri software che impediscono l’accesso ai portali dal posto di lavoro da parte dei dipendenti della P.A. Secondo Brunetta, infatti, l’uso di Facebook distoglierebbe i "fannulloni 2.0" dai propri compiti, anche se – da più parti – alcuni studi affermano che l’uso saltuario di programmi di svago contribuirebbe ad accrescere la concentrazione del 9% (qui i risultati della ricerca). In realtà il ministro non si è inventato nulla di nuovo, visto che da tempo l’iniziativa è stata intrapresa da altre istituzioni, come ad esempio il Comune di Milano, le Poste Italiane e le regioni Lombardia e Veneto. A Napoli, invece, dove l’originalità è sempre di casa, la pausa caffè è stata sostituita dalla “pausa di socializzazione virtuale”. Ci sia concesso dire che, forse, è meglio un caffè di una chiacchierata virtuale. Ma torniamo a Brunetta. A seguito di un rapido controllo su Facebook, pare che il Ministro – ovviamente iscritto al social network – abbia a vario titolo circa 56mila tra sostenitori e fan, sia come personaggio politico che come personaggio pubblico. Possibile che nessuno di questi si annidi nella P.A. e commenti le sue gesta dal posto di lavoro? Siamo pronti a scommettere che molti di essi lavorano negli uffici pubblici e che gli attestati di stima o (più probabilmente) meno provengano proprio dal posto di lavoro. Del resto, non vediamo chi abbia voglia – dopo una giornata di lavoro – di tornare a casa e connettersi a Internet (nonché andare su FB e scrivere “Viva Brunetta e abbasso i fannulloni”). L’idea dei filtri potrebbe, quindi, essere un’arma a doppio taglio, senza contare che i social network possono essere una soluzione alternativa per gli enti pubblici e le istituzioni con la quale comunicare e sentirsi più vicini ai cittadini (prendiamo l’esempio della Regione Puglia. (M.P. per NL)