Non giungono buone notizie dalla PCM. Nelle comunicazioni che le emittenti rtv stanno ricevendo in questi giorni in relazione all’avvio del procedimento per l’accertamento dei requisiti ai fini dell’accesso ai benefici noti come “provvidenze all’editoria”, si legge chiaramente che potranno essere considerate valide solo le richieste tese ad ottenere i rimborsi dei costi per consumi telefonici.
Come ricordato su questo periodico, la maggior parte delle emittenti radiotelevisive, speranzose che si potesse giungere al ripristino dei contributi cancellati improvvisamente con il noto decreto Milleproroghe, ha presentato, entro il 31 marzo scorso, come ogni anno, la domanda per accedere alle riduzioni tariffarie relative ai consumi di energia elettrica e telefonici, nonché il rimborso delle spese riguardanti l’abbonamento ai servizi delle agenzie di informazione ed i canoni di noleggio e abbonamento ai servizi di telecomunicazione. In risposta, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo le emittenti di fronte alla dura realtà, comunicando che l’art. 10 sexies del D.L. n. 194/2009, convertito dalla L. n. 25/2010 dispone alla lettera e) che “Per i contributi relativi agli anni a decorrere dal 2009 non si applicano l’articolo 3, comma 2, della legge 7 marzo 2001, n. 62, nonché gli articoli 4, comma 3, e 8 della legge 7 agosto 1990, n. 250, e successive modificazioni, e l’articolo 11 della legge 25 febbraio 1987, n. 67, e successive modificazioni. Sono fatti salvi i rimborsi telefonici erogati dal Ministero dello sviluppo economico”. Conseguentemente, ogni richiesta di contributi che non riguardi i rimborsi telefonici non potrà essere presa in considerazione. Restano dunque fuori i rimborsi elettrici, le spese sostenute per canoni di abbonamento alle agenzie di informazione e per canoni di noleggio e abbonamento ai servizi di telecomunicazione. Si riduce, di conseguenza, la mole di documentazione che necessita alla medesima Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’accertamento dei requisiti, essendo richieste, infatti, le sole informazioni riguardanti i dati della società, la testata giornalistica, il palinsesto e le ore di trasmissione di programmi informativi, nonché le dichiarazioni circa l’assenza di provvedimenti di disattivazione e quelle inerenti solamente le utenze telefoniche. Speravamo in una positiva, sebbene improbabile, conclusione della vicenda. Per i benefici 2009 tale speranza è però ormai svanita. Resta da vedere, adesso, come agirà il Governo di fronte alla inevitabile crisi che sopporteranno le imprese radiotelevisive locali – che da anni fanno affidamento sulle provvidenze all’editoria – ed i giornalisti, anche quelli che prestano la loro attività per le agenzie di informazione. (Daniela Asero per NL)