Che fosse un tipo tosto lo si sapeva, ma pochi avrebbero scommesso che Rupert Murdoch (foto) sarebbe stato pronto ad arrivare alla prova di forza con i redattori del Wall Street Journal, il prestigioso giornale newyorkese da poco acquisito. Nel giorno in cui il WSJ esce in un nuovo formato dal carattere più generalista (un mix di politica, cronaca e sport), il suo direttore, Marcus Brauchli, si dimette, portando allo scoperto una lotta tutt’altro che intestina tra editore e redazione. L’obiettivo di Murdoch è uno solo: arrivare a dominare il mondo dell’informazione della Grande Mela. E per fare ciò è disposto a tutto, anche incrinare il rapporto con i giornalisti che lavorano nel suo “nuovo giocattolino”, acquisito appena quattro mesi fa per la fantasmagorica cifra di 5,6 miliardi di dollari. Murdoch vorrebbe poter dettare liberamente la linea editoriale del Journal, ma le bizze del magnate australiano non sono ben accette nella redazione di testata che fino all’altro ieri era essenzialmente concentrata su analisi di tipo economico. Nello specifico, ciò che ha portato alle dimissioni di Brauchli è stata la pubblicazione di un editoriale, firmato da Murdoch stesso, in cui si sosteneva che la Nato potesse fare a meno dell’Europa, allargandosi fino ad includere partner – dallo stesso Murdoch giudicati come più affidabili – come il Giappone e l’Australia. Comprensibile che la situazione non fosse sostenibile per un giornalista come Brauchli, che ha costruito la sua carriera su uno stile dal passo felpato. La redazione del WSJ è ora in subbuglio, ma la situazione potrebbe ancora essere ancora ricomposta: tutto dipenderà da chi sarà scelto come nuovo direttore. Ad essere preoccupati però non sono solo i giornalisti del Journal, ma, per ben altri motivi, anche quelli del New York Times, rivale storico della testata finanziaria acquisita da Murdoch. La svolta generalista del Journal si configura come un attacco diretto agli editori del Times, che si sentono sempre più accerchiati. A peggiorare la situazione infatti ci sono anche le voci, sempre più quotate, di una nuova possibile acquisizione da parte della News Corp di Murdoch. Pare quasi chiusa infatti la trattativa per il Newsday, quotidiano molto in voga tra l’elite culturale della Grande Mela. Di qui la preoccupazione degli editori del Times, che temono di vedersi portare via il proprio patrimonio di lettori. Si tratta dunque di una partita a scacchi molto delicata: la posta in palio è alta e molteplici sono gli elementi da prendere in considerazione. Murdoch ha dalla sua un potere finanziario che gli permette di fare il bello e il cattivo tempo, ma forse dovrebbe tenere in considerazione due elementi che a New York e dintorni hanno molto peso: l’indipendenza e l’autorevolezza dell’informazione. Riuscirà Murdoch a convincere i cittadini dello Stato di New York che egli è in grado di garantire due beni tanto preziosi quanto delicati? (Davide Agazzi per NL)