Il mistero della spystory montata attorno al presunto furto del nuovo prototipo dell’iPhone 4G sarebbe stato svelato, anche se la storia – così com’è stata raccontata – non pare convincere fino infondo i responsabili della Apple che, una decina di giorni fa, avevano sporto una denuncia verso ignoti per il furto del prototipo.
Il mistero avrebbe un nome, anzi due, quello di Brian J. Hogan, studente ventunenne californiano, di Redwood City, e quello di Sage Robert Wallower, suo collega di Berkely, il cui ruolo nella vicenda non è ancora del tutto chiarito. Del resto, la storia in sé, ha i caratteri di un giallo. Tutto sarebbe iniziato alla Gourmet Haus Staudt, una birreria tedesca, cioè non proprio la location ideale per un thriller alla Hitchcock. Lì, un ignaro e po’ sprovveduto ingegnere ventisettenne dell’azienda di Cupertino, Gray Powell (chissà quante gliene avranno dette in azienda, semmai ancora sia nell’organico…), dopo qualche media – probabilmente di troppo – sarebbe andato via dal locale, dimenticando sul tavolino del pub un giocattolino che aveva portato con sé, probabilmente per mostrarlo ai suoi amici. Quel giocattolino, nonostante fosse coperto da una cover per non essere riconosciuto, era il prototipo dell’iPhone di ultima generazione, la cosiddetta 4G, non ancora sul mercato. Fin qui, niente di particolarmente strano (superficialità del tecnico a parte). Senonché, degli studenti che erano nello stesso posto sono entrati in contatto – fortuito, sostengono – con il giocattolino ultratencologico e, portatolo a casa, avrebbero constatato l’entità di quanto avevano in mano. Qui la storia assume i connotati del giallo. La Apple avrebbe immediatamente sporto denuncia contro ignoti, mentre il portale Gizmodo era già entrato in contatto con la notizia e l’aveva diffusa. Passa qualche giorno e la polizia di contea fa irruzione nella casa di Jason Chen, l’autore del post che parlava di questa storia, e gli porta via computer, telefonini e un paio di server, alla ricerca d’informazioni utili. In perfetto stile KGB, come ha raccontato ironicamente Jon Stewart, conduttore della trasmissione The Daily Show. Questa storia da servizi segreti non avrebbe portato un gran ritorno d’immagine all’azienda di Steve Jobs, ma avrebbe comunque aiutato ad arrivare al nome del ragazzo impossessatosi dell’apparecchio. Dopo aver portato a casa l’iPhone e avendone smascheratone l’identità, il ragazzo avrebbe scritto ad una serie di redazioni di giornali e siti web, tra cui Wired, Engadget e, appunto, Gizmodo, per diffondere lo scoop del nuovo prototipo Apple. Ma qui la storia si fa ancora più intricata. Secondo la ricostruzione dell’interessato, infatti, ad inviare le suddette mail sarebbe stato il suo amico, nominato prima, Sage Robert Wallower. E, anzi, intervistato a Cnet, quest’ultimo avrebbe parlato anche di un terzo elemento, il cui nome, però, resta ancora ignoto. Insomma, ricapitolando, Hogan avrebbe trovato uno smartphone abbandonato, dimenticato colpevolmente da un ingegnere Apple, lo avrebbe portato a casa, riconosciuto e avrebbe tentato di vendere lo scoop. Tentativo riuscito, dal momento che Gizmodo avrebbe pagato 5mila dollari al ragazzo. In realtà, però, le mail sarebbero state inviate da un altro ragazzo, amico di Hogan e, in ultima istanza, la casa dell’editor di Gizmodo, Jason Chen, sarebbe stata perquisita dalla polizia di contea, che gli avrebbe sequestrato materiale sospetto. Insomma, se gli ingredienti della spystory di cui in apertura ci sono tutti, resta da vedere che contorni assumerà la vicenda: se verrà appurato che si è trattato di furto e quale peso sarà dato all’eventuale furto. Si tratta semplicemente di un iPhone spento oppure di furto di proprietà intellettuale? Per il momento, però, l’uso della forza fatto dalla polizia di contea non pare giustificato dall’accaduto. Sempre che le cose siano veramente andate così. (G.M. per NL)